Dissequestrato l’impero dei Mattiani. Legali: vittime e non collusi
La Corte di Appello di Reggio Calabria ha revocato il sequestro e la confisca dei beni e la sorveglianza speciale con obbligo di dimora a carico di Giuseppe Mattiani, imprenditore alberghiero impegnato anche nella vita istituzionale e politica di Palmi.
La misura di prevenzione personale e patrimoniale era scaturita dalle indagini eseguite dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito del processo “Cosa mia”. Da alcune intercettazioni tra Giuseppe Gallico, condannato all’ergastolo, ed il suo difensore ed i familiari, riferendosi all’accusa di estorsione proprio nei confronti di Mattiani e del figlio Pasquale, Gallico aveva fatto riferimento a presunti appoggi elettorali dati all’imprenditore durante la sua candidatura a sindaco di Palmi.
La Procura Distrettuale, sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia - Pasquale Gagliostro e Marcello Fondacaro - aveva chiesto ed ottenuto prima il sequestro e poi la confisca dell’intero patrimonio della famiglia, beni per un valore calcolato in oltre trenta milioni di euro, tra cui il Grand Hotel Gianicolo di Roma e l’Hotel Arcobaleno di Palmi, oltre a conti corrente e una serie di altri immobili.
Oggi la Corte d’Appello dello Stretto – accogliendo l’appello dei difensori - ha invece ribaltato la decisione disponendo la restituzione di tutto il compendio immobiliare agli aventi diritto. Accolti anche i gravami del figlio e dei terzi interessati (gli stretti congiunti).
Gli avvocati di Mattiani hanno infatti contestato analiticamente ogni elemento indiziario per escludere l’assunto che Giuseppe Mattiani fosse colluso con la cosca Gallico, della quale, invece, risultava, insieme al figlio, vittima di estorsione. Tesi accolta dai magistrati.