Agguato a Pesaro: si indaga per omicidio volontario premeditato
Non ci sono dubbi che l'agguato di ieri pomeriggio, costato la vita a Marcello Bruzzese, 51 anni di Rizziconi, sia legato alla 'ndrangheta (LEGGI LA NOTIZIA).
La procura distrettuale antimafia di Ancona e quella ordinaria di Pesaro hanno aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio volontario con l'aggravante mafiosa.
In questa primissima fase dell'inchiesta è al lavoro un pool misto di magistrati: il capo della procura pesarese, Cristina Tedeschini, i sostituti Maria Letizia Fucci e Fabrizio Narbone, i magistrati della Dda di Ancona, Daniele Paci e Paolo Gubinelli, e il procuratore distrettuale Monica Garulli.
Un gruppo di lavoro ampio e aperto anche ad altri contributi, perché gli accertamenti e le verifiche da effettuare velocemente sono diverse; finita la fase di emergenza, sarà la procura distrettuale antimafia ad occuparsi in toto dell'omicidio.
Le indagini proseguono senza sosta sin da ieri pomeriggio, quando poco dopo le 18 è scattato l'allarme: Via Bovio, la stradina a senso unico del contro storico dove è avvenuto l'agguato, è stata chiusa ermeticamente e così tutta la città, alla ricerca finora senza esito dei due killer, che alcuni testimoni hanno visto di sfuggita dileguarsi “come ombre”.
A dare un volto ai due assassini potrebbero essere le telecamere all'ingresso delle zone a traffico limitato, che chiudono in cerchio alle auto le vie d'accesso al centro di Pesaro.
Dal massimo riserbo che mantengono gli inquirenti, sembra farsi strada l'ipotesi che killer siano stati aiutati da un basista: Marcello Bruzzese, infatti, è stato freddato da almeno 15 pallottole calibro 9 sparate da una pistola automatica mentre stava parcheggiando l'auto nel garage sotto la sua abitazione, dalla quale era uscito solo pochi minuti prima.
Non un'azione abituale, dunque, che però non ha modificato il piano di chi lo ha ucciso. E poi il luogo scelto per l'agguato: una stradina del centro storico, a senso unico, dove c'è un ristorante di pesce noto e molto frequentato e diversi negozi. Ieri, però, tutti i locali erano chiusi per il Natale e non c'era nessuno per strada all'ora del delitto.
Chi ha sparato deve aver valutato con molta attenzione come e quando colpire, scegliendo per l'agguato una zona centrale piuttosto che un luogo più isolato.
Uccidere il fratello di un collaboratore di giustizia nel giorno di Natale sembra un messaggio chiaro, presumibilmente indirizzato al fratello di Marcello Bruzzese, Girolamo Biagio, che dal 2003 collabora con i magistrati, ai quali ha svelato i segreti della cosca Crea della Piana di Gioia Tauro e i legami tra 'ndranghetisti e alcuni politici locali.
La vittima di ieri, che nel luglio del 1995 scampò all'agguato dove morirono il padre Domenico, braccio destro del boss di Rizziconi, Teodoro Crea, e al marito di una sorella, Antonio Maddaferri, era sottoposto a un programma di protezione speciale ed era tornato a Pesaro tre anni fa: nonostante il suo passato e i trascorsi mafiosi dei suoi più stretti familiari, aveva conservato le generalità e conduceva una vita normale con sua moglie e i tre figli, che nella notte sono stati trasferiti in tutta fretta in un'altra località, così come tutti i suoi parenti più stretti, compreso il fratello Girolamo.
Se Marcello Bruzzese era nel mirino della 'ndrangheta, non aveva fatto nulla per nascondersi: alcuni vicini di casa hanno parlato di lui come di una persona gentile e riservata e che lo si poteva incrociare al bar o in chiesa.
E anche ieri era uscito tranquillamente da casa in auto: non si aspettava certamente i due killer, con il volto travisato da cappello e sciarpa, lo avrebbero atteso in garage per sparargli contro una trentina di colpi, la metà dei quali andati a segno.