Torna la droga pesante nel vibonese, Emanuele Mancuso collabora e svela i retroscena
Emanuele Mancuso, il rampollo dell’omonima cosca di Limbadi, continua a collaborare con la giustizia e si fa luce sugli affari milionari che i clan vibonesi riescono a fare con il traffico della droga.
Il collaboratore di giustizia avrebbe svelato ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro alcuni retroscena sul business degli stupefacenti in provincia tracciando una mappa dello spaccio.
Dalle rivelazioni emergerebbe il ritorno della “droga pesante”: dunque non solo marijuana e cocaina ma anche eroina, la più pericolosa delle droghe che conterebbe un morto a Vena di Jonadi.
Una mappa dello spaccio allarmante. Nel “disegno” di Mancuso c’è un mercato che viene alimentato dai clan della ‘ndrangheta che si rifornirebbero a Napoli per poi smerciare la più pericolosa delle droghe pesanti a Spilinga, Zungri, Mesiano, Pernocari, Paravati, Mileto, Comparni, Filandari, Arzona, Vena di Jonadi.
Nel gestione del traffico, il pentito chiama in causa i Soriano di Filandri e, in particolare, colui che Emanuele Mancuso definisce un amico fraterno, il 28enne Giuseppe Soriano, nipote del boss Leone.
“So che andava a Napoli – avrebbe spiegato il collaboratore – a prendere l’eroina. In zona non la tratta quasi nessuno poiché è pericolosissima. Sono a conoscenza del fatto che alcuni soggetti (omissis…) vicini trattano l’eroina al dettaglio…”.
Quindi il giovane Mancuso avrebbe indicato agli inquirenti le zone dove è più assidua la presenza di consumatori di questo tipo di droga ricordando come a Vena di Ionadi, in un caso, ci sia anche scappato un morto per overdose.
“Nel Vibonese – specifica – la sostanza la trattano solo due canali: uno proviene da San Giovanni di Mileto-Comparni e l’altro da Filandari con Soriano Giuseppe”.
Il collaboratore di giustizia avrebbe anche riferito di aver fatto da intermediario tra il 28enne di Pizzinni di Filandari e un altro soggetto, il cui nominativo è allo stato coperto da omissis, per il traffico di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina e marijuana.
Mancuso sosterrebbe che a finanziare l’acquisto anticipando denaro contante sarebbe stato Alex Prestanicola, 28enne di Filandari, uno degli indagati nell’inchiesta “Nemea”.
Sempre a detta del collaboratore quest’ultimo avrebbe voluto rifarsi della perdita di 20mila euro subita a seguito del sequestro di droga effettuato dai carabinieri nei confronti di Peppe Soriano. Tentativo non riuscito perché l’affare andò male.
Qualcuno avrebbe infatti ceduto al clan di Filandari cocaina scadente, cioè non pura al 100%. In pratica Peppe Soriano avrebbe raggirato da uno dei rifornitori: “Omissis – sostiene Mancuso – fece il cosiddetto ‘impuffo’, consegnando a Peppe Soriano una sostanza che aveva il 10% del principio attivo, che era quasi farina”.
Un episodio che avrebbe anche creato degli screzi tra Leone Soriano e lo stesso Prestanicola. Così Emanuele Mancuso si sarebbe recato a protestare dai fornitori perché restituissero i soldi ma questi ultimi lo avrebbero messo in guardia: “Vedi che questa sostanza la procurano gente della Ionica e sono intimi amici della tua famiglia…Non avrebbero mai fatto uno sgarbo del genere sulla qualità dello stupefacente perché amici dei miei”.