“Provvedimento fermo da un mese”: Emanuele Mancuso denuncia “abuso di potere” sulla figlia
“Nel mio caso la macchina della giustizia si è mossa grazie alla ‘sollecitazione mediatica’ e senza considerare quella che è la sua funzione”. Questa l’amara considerazione di Emanuele Mancuso, collaboratore di giustizia che lo scorso 14 gennaio aveva denunciato un “abuso di potere” su sua figlia, scrivendo una lunga lettera alla magistratura (LEGGI).
Lo stesso aveva già denunciato ad inizio anno come sua figlia fosse, secondo lui, in pericolo in quanto “in mano alla ‘ndrangheta” (LEGGI), spingendolo così non solo ad allontanarsi dall’ambiente criminale ma anche a chiedere un provvedimento a garanzia della tutela della bambina.
Richiesta che sarebbe stata ignorata fino alla “pubblicazione delle mie esternazioni” ha sostenuto e che avrebbe generato, secondo il collaboratore, l’emissione del provvedimento richiesto.
“Bene. Fatto ciò gli Uffici del Tribunale per i Minorenni inspiegabilmente non notificano il decreto al Servizio Centrale di Protezione, organo che avrebbe dovuto darne esecuzione ai fini della tutela del benessere e dell’integrità della bambina” ha affermato lo stesso Mancuso, spiegando che tale provvedimento, definito “da eseguire con urgenza”, sarebbe fermo da oltre trenta giorni.
“Situazione questa che ha dell’incredibile” commenta ancora il collaborate, che si dice senza parole ma sopratutto “stanco, amareggiato e deluso”.