Inchiesta “Rimpiazzo”: le rivelazioni inedite dei pentiti sulla “guerra” dei Piscopisani

Vibo Valentia Cronaca

Rivelazioni del tutto inedite quelle fatte nell’ambito dell’inchiesta “Rimpiazzo” (LEGGI) dai tre collaboratori di giustizia: Giuseppe Giampà, ex reggente dell’omonima cosca di Lamezia Terme; Raffaele Moscato, esponente di spicco dei Piscopisani, e Andrea Mantella; l’ex boss scissionista amico fraterno di Francesco Scrugli.

Dettagli su omicidi e retroscena davvero raccapriccianti sono emersi sulla guerra scatenata dal clan dei Piscopisani per prendere il potere sul territorio vibonese e oltre.

L'OMICIDIO "ECCELLENTE" DI MICHELE PALUMBO

Tra le pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emergono anche particolari su un delitto ancora impunito e, definito “eccellente”, quello di: Michele Palumbo (LEGGI) ritenuto dagli inquirenti uomo di fiducia del boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni, e dai Piscopisani come un ostacolo alla loro ascesa criminale nel controllo degli affari illeciti nella zona.

Secondo quanto riferisce Giampà, Michele Palumbo, era stato ucciso per dispetto la sera del 11 marzo del 2010.

“Non si trattava - spiega agli inquirenti – di un soggetto inserito all’interno della criminalità organizzata ma era amico di Pantaleone Mancuso ‘Scarpuni’ al quale curava le pratiche assicurative… omissis…”. A raccontargli dell’omicidio Palumbo era stato una persona allo stato ignota.

“Mi riferì – dice il pentito – che Palumbo fu eliminato poiché non voleva che a Vibo vi fossero soggetti di riferimento ai Mancuso e aggiunse che anche che a Vibo fossero soggetti che il gruppo di Limbadi con riferimento alla frangia di Luigi stava preparando la risposta”.

Nel dettaglio dell’omicidio Palumbo entra Moscato: “A commettere l’omicidio sono stati i Tripodi con il sostegno del gruppo di fuoco dei Piscopisani. In realtà è stato ucciso dai Tripodi per riprendersi il territorio per le estorsioni, anche se Pantaleone Mancuso ha sempre dato la colpa ai Piscopisani”.

Secondo il racconto del collaboratore di giustizia, i Mancuso non rimasero a guardare. “Il 30 maggio del 2010 in risposta a questo omicidio – rivela Moscato – c’è stato il tentato omicidio di Rosario Battaglia al bar quando è stato colpito il fratello Giovanni. Prima dell’omicidio già vi erano dei malumori sia da parte dei Piscopisani che dei Tripodi per tale influenza dei Mancuso nella zona e quindi decidemmo entrambi i gruppi di assassinare Palumbo tanto è vero che del gruppo di fuoco facevamo parte sia esponenti dei Piscopisani che dei Tripodi”.

Quell’omicidio fu una sorta di spartiacque che Moscato spiega così: “Dopo che fu assassinato Palumbo, su dieci lavori nella zona di influenza, tutti e dieci dovevano passare dai Piscopisani e da Tripodi nel senso che o si pagava una somma a titolo di estorsione o si facevano lavorare i mezzi dei Tripodi”.

Altri particolari vengono aggiunti da Mantella che dice: “So che la morte di Palumbo interessava anche a Salvatore Tripodi”.

L’agguato mortale all’assicuratore vicino a Mancuso venne compiuto proprio la sera in cui Mantella usciva dal carcere ma per il collaboratore di giustizia non ci sono dubbi: “Ad uccidere Palumbo sono stati sicuramente i Piscopisani”.

LA BOMBA ALLA PALESTRA EGOFITNESS

Andrea Mantella e Raffaele Moscato hanno portato chiarimenti sulla bomba che alla vigilia dell’Epifania 2010 risvegliò di soprassalto la città di Vibo Valentia. L’ordigno, ubicato nei pressi di palazzo “Pugliese”, provocò danni ingenti alla palestra Egofitness, ubicata all’interno dell’immobile e gestita da Domenico Maria Limardo.

Secondo i pentiti i piscopisani “avrebbero agito per ragioni di concorrenza”. Raffaele Moscato spiega che “l’interesse era quello dei Fortuna che dovevano aprire una palestra”. Questi avrebbero agito persino senza mettere al corrente il clan.

LE ESTORSIONI

Dai racconti dei collaboratori emergono numerosi episodi del modo in cui le ‘ndrine mettevano sotto scacco le attività produttive del territorio. Una lunga serie di estorsioni capaci di mettere letteralmente in ginocchio il territorio di Vibo Valentia e Vibo Marina.

La banda dei Piscopisani non temeva di affrontare i Mancuso né gli imprenditori che, fino a quel momento, erano stati controllati dalla potente cosca di Limbadi. Un’ascesa impressionante da mettere in difficoltà uomini di comprovato spessore criminale, quasi incapaci di reagire dinanzi a quelle che rappresentavano vere e proprie schegge impazzite. Tra le altre, spiccano le estorsioni ai danni di D.M., proprietario di una nota agenzia pubbliciataria.

INTESTAZIONI FITTIZIE DI BENI

Non solo omicidi, estorsioni e danneggiamenti, ma anche intestazioni fittizie di beni. I “Piscopisani” penetravano nel tessuto produttivo ed economico locale “riciclando” i soldi provento di attività illecite.

Sarebbero una serie gli esercizi commerciali formalmente intestati ad altre persone ma secondo gli inquirenti chiaramente riconducibili al clan di Piscopio. Tra questi spicca l’American Bar situato in piazza Municipio, in pieno centro a Vibo, già oggetto di un provvedimento di chiusura emesso un anno fa dalla Prefettura e successivamente revocato.