Lamezia, la Corte d’Appello revoca confisca da 200 milioni a Salvatore Mazzei
Una valore complessivo di ben 200 milioni di euro, comprensivo di: 176 terreni (tra cui una cava di materiale inerte), 67 fabbricati, 26 società, 13 autocarri, 10 mezzi da cantiere, 5 autovetture ed 1 motociclo. Questo il patrimonio al centro di una travagliata vicenda giudiziaria iniziata nel 2011 e concretizzatosi con una confisca nel 2018, a danno dell'imprenditore Salvatore Mazzei e di alcuni suoi familiari.
Undici anni fa la Procura di Lamezia Terme e, successivamente, la Procura di Catanzaro identificarono tale patrimonio come provente di attività illecita. Tuttavia l'imprenditore (difeso dall'avvocato Massimiliano Carnovale, assieme a Tommaso Luppino ed Ugo Custo ed ai commercialisti Francesco Muraca ed Antonio Ruberto) è riuscito a ricostruire i flussi di cassa dal 1980 al 2010, giustificando gli "investimenti aziendali e di tutte le acquisizioni patrimoniali personali".
Ma non solo: la Corte d'Appello infatti ha ricostruito la vicenda personale dell'imprenditore, vittima di estorsioni aggravate tra il 2003 ed il 2010 e già persona offesa in diverse indagini come Andromeda (QUI) e Chimera (QUI). Mazzei dunque "piuttosto che essere un soggetto socialmente pericoloso" viene definito come "un imprenditore debole e pauroso, piegato alle logiche territoriali della 'ndrangheta e sopratutto alla famiglia Iannazzo".
Nel 2014, inoltre, il Tribunale di Catanzaro aveva recovato la sorveglianza speciale nei confronti dell'imprenditore, avendo riconosciuto la sua estraneità agli ambienti criminali locali assolvendolo dall'imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa.