Consiglio dei Ministri a Cutro: c’è l’ok al decreto migranti ma niente sorveglianza marittima

Crotone Politica

Questo Cdm che abbiamo voluto celebrare a Cutro - e ringrazio tutti a partire dal sindaco per l’accoglienza e i cittadini - lo abbiamo voluto fare qui perché all’indomani della tragedia del 26 febbraio (QUI) volevamo dare un segnale concreto della nostra attenzione. È la prima volta che viene celebrato un Consiglio dei Ministri nel luogo in cui si è svolta una tragedia come questa”.

Sono queste le parole della premier Giorgia Meloni pronunciate nel corso della conferenza a margine della riunione di governo che si è tenuta intorno alle 16.30 di questo pomeriggio a Cutro, popolosa cittadina della provincia di Crotone dove oltre dieci giorni fa si è consumata la disgrazia del naufragio di un’imbarcazione carica di migranti e costato la vita, finora, a oltre settante persone, comprese diverse donne minorenni.

Una tragedia che ha riacceso ancora una volta i riflettori, qualora ve ne fosse bisogno, sui trafficanti di esseri umani. Faremo tutto quello che va fatto per sconfiggere questi criminali” ha assicurato in proposito la presidente del Consiglio, promettendo: “questa gente la voglio combattere”.

Nel corso della riunione, intanto, all’ordine del giorno c’è stato proprio il decreto legge - a cui è stato dato il via libera - sui flussi regolari di migranti e il contrasto all'immigrazione irregolare.

Ma da quanto appreso è saltata la norma presente nelle prime bozze e puntava a rafforzare la sorveglianza marittima, con un ruolo di primo piano da affidare alla Marina Militare Italiana. Da quanto riferito la misura era stata proposta e discussa durante il preconsiglio ma il Cdm ha poi deciso di cassarla.

“Abbiamo licenziato un decreto legge che affronta questa materia e lo abbiamo fatto per ribadire che siamo determinati a sconfiggere la tratta di esseri umani responsabile di questa tragedia, la nostra risposta a ciò che è accaduto è una politica di maggiore fermezza", ha spiegato ancora Meloni.

Poi l’affondo confermando la linea fin qui sbandierata dall’attuale governo, ovvero di fermare la tratta degli scafisti: “Se qualcuno pensa che i fatti del 26 febbraio ci abbiano indotto a modificare la linea del governo sbaglia di grosso” ha precisato la premier. “Vogliamo combattere la schiavitù del terzo millennio rappresentata da queste organizzazioni criminali. Non vogliamo replicare l'approccio di chi negli anni ha lasciato gli scafisti indisturbati, faremo di tutto” ha aggiunto Meloni.

TEMA EUROPEO CENTRALE

La premier ha riferito poi come all’indomani della tragedia abbia inviato una lettera ai vertici dell’Unione Europea per chiedere azioni concrete immediate.

“Su questo - ha precisato Meloni - serve il coinvolgimento dell'Europa a partire dalla coesione e dalle risorse. Abbiamo bisogno di risposte a 360 gradi”.

“L'Italia - ha aggiunto - non può affrontare da sola il problema. Da parte della von der Leyen c'è stata una risposta a questo, che segna di fatto un cambio di passo. Fondamentalmente noi chiediamo che dal prossimo Consiglio europeo arrivino passi concreti. Vogliamo stabilire il principio che non accettiamo la tratta delle persone del terzo millennio”.

LA BOZZA DEL DECRETO

Entrando nel dettaglio il decreto, tra i suoi punti, prevede il carcere fino a 30 anni per i trafficanti qualora causino la morte di più di una persona. Chiunque “promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato” quando “il trasporto o l'ingresso sono attuati con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante, è punito con la reclusione da venti a trenta anni se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone” si legge nel documento.

La stessa pena si applica “se dal fatto derivano la morte di una o più persone e lesioni gravi o gravissime a una o più persone. Se dal fatto deriva la morte di una sola persona, si applica la pena della reclusione da quindici a ventiquattro anni. Se derivano lesioni gravi o gravissime a una o più persone, si applica la pena della reclusione da dieci a venti anni”.

Previsto poi il potenziamento dei Centri di permanenza per i rimpatri la cui realizzazione “è effettuata, fino al 31 dicembre 2025, anche in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea”.

C’è poi una stretta sulle inadempienze nella gestione dei centri per migranti: in caso in cui il grave inadempimento degli obblighi previsti dallo schema di capitolato di gara per un centro e l'immediata cessazione dell'esecuzione del contratto possa compromettere la continuità dei servizi indifferibili per la tutela dei diritti fondamentali, nonché la salvaguardia dei livelli occupazionali, si legge, il prefetto, con un proprio decreto, può nominare uno o più commissari per la straordinaria e temporanea gestione dell'impresa, limitatamente all'esecuzione del contratto di appalto, scelti tra funzionari della prefettura o di altre amministrazioni pubbliche, in possesso di qualificate e comprovate professionalità. Contestualmente il prefetto potrà avviare le procedure per l'affidamento diretto di un nuovo appalto per la fornitura di beni e servizi.

Al di fuori dalle quote stabilite dal decreto flussi, è poi consentito l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato allo straniero residente all'estero che completa un corso di formazione professionale e civico-linguistica, organizzato sulla base dei fabbisogni manifestati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali dalle associazioni di categoria del settore produttivo interessato.