Clan degli zingari di Catanzaro, chiuse le indagini per 82 persone
La Dda di Catanzaro ha chiuso le indagini a carico di 82 persone accusate di associazione mafiosa e coinvolte nell’operazione che nell’aprile scorso colpì la presunta cosca dei nomadi del capoluogo di regione (QUI), ed a cui stamani è stato notificato l’avviso, nel quale sono state stralciate quattro posizioni.
Tra le accuse che vengono contestate quelle di associazione mafiosa, di traffico di stupefacenti, le estorsioni, la detenzione di armi, e la procurata inosservanza di pena.
Le indagini avrebbero consentito di scoprire, per la prima volta, l’operatività e gli appartenenti alla criminalità rom affiliata alla ‘ndrangheta: gli uomini della Squadra mobile di Catanzaro hanno proprio monitorato i riti di affiliazione ed i rapporti intrattenuti con altri storici clan del capoluogo, ma anche del crotonese, come quelli i Isola Capo Rizzuto e Cutro.
L’ipotesi è quindi e difatti che Catanzaro sia passata dal controllo delle crotonesi a quella nomade dei Bevilacqua-Passalacqua i cui appartenenti sarebbero stati “battezzati”.
A capo del clan si ritiene vi fosse Luciano Bevilacqua, detto “puzzafogna”, dotato del grado di “Santista”; con la “dote” della “Santa” anche Massimo Berlingere, detto “musciu” e nipote del defunto boss Domenico Bevilacqua.
Secondo il procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e i sostituti Paolo Sirleo e Debora Rizza ai vertici della cosca vi sarebbero stati anche Luigi Vecceloque Pereloque, Massimo Bevilacqua, Vincenzo Berlingeri, Domenico Passalacqua (classe '73), e Ernesto Bevacqua.