‘Ndrangheta: processo “Omnia”, tre assoluzioni e pene scontate in Appello
Si è concluso con tre assoluzioni e pene scontatem, mediamente di due anni ciascuna, quasi per tutti gli altri il giudizio di secondo grado per i 37 imputati del processo scaturito dall'inchiesta antimafia denominata "Omnia" e diretta contro la 'ndrangheta del cosentino. Si tratta di coloro i quali hanno seguito il rito ordinario e per cui il processo dibattimentale si è concluso il 2 marzo dell’anno scorso al tribunale di Castrovillari dove i giudici hanno inflitto pesanti condanne comprese fra i due ed i trent’anni di carcere. La Corte d'appello di Catanzaro, oggi pomeriggio, ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di Domenico Apollaro e Gaetano Novelli, per morte del reo. Inoltre, sono stati assolti "per non aver commesso il fatto" Salvatore D'Elia, Antonio Sibarelli, e Francesco De Leo - quest'ultimo, in particolare, era stato condannato a 10 anni di reclusione.
PENE RIDETERMINATE e lievemente diminuite per: Mioara Liliana Alexandru a 3 anni e 4 mesi di reclusione; Adamo Bruno a 4 anni 6 mesi e 15 giorni; Vincenzo Cosentino a 19 anni; Domenico Forastefano a 6 anni; Leonardo Forastefano a 20 anni e 6 mesi (il pg aveva chiesto un inasprimento a 25 anni di reclusione); Pasquale Forastefano a 11 anni (il pg aveva chiesto 16 anni); Vincenzo Forastefano a 24 anni; Carmine Garone a 8 anni e 4.000 euro di multa (il pg aveva chiesto 21 anni e 7.000 euro di multa); Samuele Lo Vato a 10 anni e 6 mesi; Salvatore Maritato a 4 anni; Andrea Martucci a 15 anni e 6 mesi; Giovanni Muscolino, a 8 anni e 6 mesi; Antonio Pagliaminuta a 12 anni; Gianfranco Senise a 16 anni e 7.000 euro (il pg aveva chiesto 25 anni); Cosimo Giuseppe Rizzo a 14 anni; Antonio Maria Arango a 2 anni e 3.000 euro; Salvatore Avella a 3 anni e 4.000 euro; Aldo Caporale a 10 anni e 2.000 euro; Francesco Costa a 10 anni e 4.600 euro; Vincenzo Costa a 8 anni e 11.000 euro; Pietro Graziadio a 8 anni e 12.000 euro; Antonio Guarino a 2 anni e 3.000 euro; Luca Lanzillotta a 2 anni e 3.000 euro (il pg aveva chiesto 8 anni e 6.500 euro); Giuseppe Morena a 3 anni e 1.000 euro; Aurelio Propato a 6 anni e 6 mesi e 2.000 euro (il pg aveva chiesto 9 anni e 3.000 euro); Giovanni Riccardi a 2 anni e 3.000 euro; Giovanni Battista Sirufo a 1 anno e 4 mesi e 2.000 euro (il pg aveva chiesto 6 anni e 10.000 euro). Condanne di primo grado confermate, infine, per Leonardo Russo, Domenico Giuseppe Propato, Domenico De Vincenzi, Pietro Garofalo, e Domenico Franzè'.
AL PROCESSO erano costituite parti civili la Regione Calabria, la Provincia di Cosenza, il Comune di Cassano e Confindustria Calabria, oltre a vari privati, cui sono stati riconosciuti sostanziosi risarcimenti. L'inchiesta "Omnia" fu condotta dal Ros dei carabinieri e dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Nel vasto impianto accusatorio, a vario titolo, agli imputati sono contestati i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, e reati fine che vanno dalla rapina all'estorsione, all'usura, allo spaccio di droga. Secondo quanto emerse fin dal blitz dei carabinieri, scattato il 10 luglio del 2007 per l'esecuzione di oltre 50 ordini di cattura, il clan non solo avrebbe imposto in modo generalizzato il pizzo agli imprenditori agricoli, agli imprenditori del terziario e agli appaltatori di opere pubbliche e private in tutta la Piana della Sibaritide, nel cosentino ma avrebbe inoltre gestito l'immigrazione clandestina e l'impiego della manodopera irregolare, mettendo a segno inoltre una serie di truffe all'Inps grazie a cooperative agricole di cui aveva acquisito il controllo e grazie alle quali avrebbe assunto fittiziamente un gran numero di braccianti.
GLI AFFILIATI avrebbero infine gestito l'offerta del pescato nel territorio di Cassano Ionio, attraverso imprese, vicine al sodalizio, che rivendevano i prodotti ittici. Altri imputati dell'inchiesta "Omnia" sono stati giudicati con rito abbreviato, il 14 novembre 2008 quando, al termine dei 34 riti alternativi il giudice dell'udienza preliminare distrettuale Abigail Mellace ha concluso con 30 condanne, 3 assoluzioni, e gli atti relativi alla posizione del consigliere regionale Franco La Rupa restituiti alla Procura per una riformulazione delle imputazioni. Il giudice riconobbe inoltre il risarcimento del danno alle parti civili, e cioe' anche la Regione Calabria, la Provincia di Cosenza, e Confindustria Calabria, cui furono liquidati 80 mila euro di risarcimento ciascuno.