Usura e estorsione: “Cravatte piegate”, indagati respingono accuse
Hanno risposto tutti tranne uno all'interrogatorio di garanzia gli indagati coinvolti nell'operazione antiusura denominata "Cravatte piegate", scattata all'alba del 14 luglio nel territorio dell'Alto Jonio catanzarese nei confronti di soggetti ritenuti responsabili di usura e estorsione ai danni di un'imprenditrice della zona. Davanti al giudice per le indagini preliminari Livio Sabatini ha scelto il silenzio Salvatore Rota, 45 anni, assessore all'Agricoltura e al Turismo del Comune di Scandale (difeso dall'avvocato Cotronei), in provincia di Crotone, sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di dimora nel comune di residenza con divieto di uscire da casa nelle ore notturne. Hanno invece respinto con decisione ogni accusa, professandosi del tutto innocenti e spiegando che le proprie azioni sono state più che lecite, gli altri indagati cautelati (tra gli avvocati impegnati Luigi Colacino e Luigi Falcone). Sei in tutto le persone coinvolte nell'operazione "Cravatte piegate", coordinata dal sostituto procuratore Alessia Miele, titolare delle indagini condotte dai militari della stazione di Botricello e della Compagnia di Sellia Marina. Agli arresti domiciliari, in particolare, sono finiti: G.T., 41 anni, di Steccato di Cutro (Kr); F.R., 41, di Botricello (Cz); Mario Falcone, 57, di San Leonardo di Cutro (Kr), e Antonio Froio, 42, di Botricello, mentre risulta indagato Marco Falcone, 33 anni, figlio di Mario e anch'egli residente a San Leonardo di Cutro. I reati contestati, a vario titolo, sono di usura, estorsione e violenza privata. La vittima, che ha dato il via alle indagini con la propria denuncia, una giovane imprenditrice che aveva provato ad avviare un'attività' commerciale a Botricello, un centro della provincia di Catanzaro al confine con quella di Crotone, sarebbe stata costretta a subire tassi usurari dal 10 al 15 per cento mensili, nella restituzione di un debito di 30.000 euro, ma anche minacce di ogni genere, e sarebbe stata anche privata di beni di sua proprietà come caparra e garanzia del debito. Una situazione insostenibile che, alla fine, ha portato l'azienda della giovane al fallimento.