Rosarno: arrestate cinque persone vicine al Clan Pesce
Oltre 80 carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, del Reparto Anti Crimine e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Calabria”, sono stati impegnati ieri nelle campagne di Rosarno nella ricerca dei latitanti della cosca del clan Pesce, sfuggiti alla cattura nell’ambito dell’operazione “All Inside” 1 e 2, eseguite nei mesi di aprile e novembre del 2010, per le quali è in corso lo svolgimento del processo sia con rito abbreviato che quello con rito ordinario. In particolare le attività di ieri hanno interessato l'arresto di Roberto Matalone, marito di Maria Grazie Pesce, sorella di Francesco, e figlia del capo cosca Antonio, anche lei detenuta agli arresti domiciliari. I militari coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che ritiene la cattura dei latitanti appartenenti agli storici casati di ‘ndrangheta una delle priorità nella lotta alla criminalità organizzata, e d’intesa anche con la Procura di Palmi si sono concentrati in un’area ritenuta favorevole alla latitanza di Matalone ed hanno setacciato per molte ore l’intera area rurale, ed al termine del servizio hanno tratto in arresto 5 persone: - Giuseppe Consiglio, 59 anni, pregiudicato, bracciante agricolo è stato tratto in arresto in quanto all’interno di un fondo di sua proprietà sono state trovate 31 piante di canapa indiana dell’alatezza di oltre un metro e 20; - Antonio Elia, 60 anni, e suo figlio Paolo, 33 anni, sono stati arrestati perché le loro abitazioni sono risultate abusivamente allacciate alla rete elettrica, come accertato anche dai tecnici dell’Enel intervenuti su richiesta dei Carabinieri; - Francesco Giovinazzo, 58 anni, è stato trovato in possesso di un fucile calibro 20 con matricola abrasa ed oltre 53 cartucce dello stesso calibro, oltre ad avere anche lui l’abitazione abusivamente allacciata all'Enel; - Francesco Messina, 78 anni, è stato trovato in possesso di una pistola calibro 9x21 con matricola abrasa ed in ottimo stato di conservazione, un fucile a canne mozze cal. 12 ed oltre 80 cartucce cal. 9. Sempre nel fondo agricolo di porprietà del Messina è stato rinvenuto un bunker sotterraneo, in stato di abbandono. Per tutti i reati, procede la Procura della Repubblica di Palmi, i soggetti arrestati si trovano tutti in carcere. I magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ed i Carabinieri sono convinti che i latitanti della cosca Pesce, durante un passaggio molto delicato per le sorti della cosca stessa quale è sicuramente quello dei processi, si stiano nascondendo sul territorio, pertanto i servizi di controllo continueranno serrati per tutta l’estate.