Emergenza rifiuti: adesioni alla manifestazione di sabato a Crotone
“Il circolo “Ibis” di Legambiente e l’associazione “Bene comune” di Crotone saranno presenti alla manifestazione del 12 novembre prossimo, promossa dalla Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”, con la quale proprio da Crotone partirà la richiesta, forte, di porre subito fine al commissariamento per l’emergenza rifiuti in Calabria. – Lo comunicano attraverso una nota Il presidente Circolo Ibis Legambiente Crotone Francesca Travierso e il presidente dell’associazione Bene Comune Claudia G. Rubino - Si tratta di concretizzare una decisione improcrastinabile, ripetutamente annunciata dalle stesse istituzioni negli ultimi anni – è tornato a farlo di recente il Governatore Giuseppe Scopelliti - ma sempre rimandata.
Il commissariamento in 14 anni non è riuscito a centrare neppure uno degli obiettivi indicati nell’ordinanza che lo istituiva nel 1997, ma ha finito col trasformarsi in un alibi per gli enti locali, che hanno abdicato senza troppe resistenze ai propri compiti in materia di raccolta differenziata, di educazione al riciclo, di partecipazione alla gestione di impianti e discariche. In un rimpallo di responsabilità che, però, non da’ ragione dei finanziamenti che pure sono stati assegnati agli stessi enti locali per puntare alla soluzione del problema. I cittadini e le istituzioni che li rappresentano devono potersi assumere la responsabilità delle proprie scelte, e dunque godere i frutti di una programmazione ben fatta o pagare lo scotto di interventi di cattiva qualità. Senza alibi e rispondendone in prima persona. La raccolta differenziata domiciliare deve diventare l’asse centrale di un sistema virtuoso più ampio, che trasformi i rifiuti in risorse, attraverso misure che ne diminuiscano la produzione e promuovano la qualità della raccolta differenziata, nonchè attraverso una rete impiantistica innovativa al servizio del trattamento, riciclaggio e recupero della maggior parte possibile dei rifiuti che produciamo. Attorno al ciclo integrato dei rifiuti, alla raccolta differenziata, si può creare - fuori da ogni demagogica semplificazione o pericolosa scorciatoia - un mercato pulito, che vuol dire sviluppo e lavoro. E potenziale ricchezza per i Comuni. Non è fantasia, come da decenni dimostrano esperienze italiane ed europee ormai consolidate. È un investimento a media durata, ma soprattutto un passaggio culturale per cui la discarica diventa l’opzione ultima. C’è bisogno di risposte efficaci e praticabili nell’immediato, senza rinunciare a guardare all’opzione zero come orizzonte desiderabile e possibile per il futuro. Questo vuol dire adottare misure anche economiche per scoraggiare il conferimento in discariche, puntando alla loro graduale eliminazione e alla loro bonifica integrale; vuol dire anche penalizzare i Comuni inadempienti e premiare quelli virtuosi. A tutto questo si deve accompagnare una lotta ancora più decisa alle ecomafie che, con particolarità nel settore del traffico e dello smaltimento illegale dei rifiuti, ancora imperversano nei nostri territori.
Ma la condizione indispensabile perché i benefici ricadano su tutta la collettività, sia in termini economici che di qualità della vita e dell’ambiente, è che a governare e controllare l’intero ciclo sia il pubblico, rompendo condizionamenti e monopoli da parte dei privati. Questi ultimi possono utilmente esercitare un ruolo imprenditoriale esclusivamente all’interno del nuovo sistema e con il vincolo di rigorose garanzie di innovazione, utilità sociale, trasparenza, tracciabilità e legalità. D’altronde erano in gran parte questi gli obiettivi del commissariamento, tutti descritti in un’ordinanza (quella del 1997) che negli intenti era condivisibile appieno. Raccolta differenziata, premi ai Comuni virtuosi, ciclo completo dei rifiuti. Quattordici anni più tardi, e dopo aver speso oltre un miliardo di euro di fondi pubblici, neppure uno degli obiettivi è stato centrato. La raccolta differenziata non raggiunge neppure il 9%, non esiste alcun ciclo dei rifiuti, al principio di autosufficienza si appellano solo i cittadini dei luoghi costretti a ospitare rifiuti prodotti a centinaia di chilometri di distanza; e il territorio diventa “dipendente” dai privati, gli unici che al momento hanno la possibilità ma anche tutto l’interesse ad accogliere rifiuti, meglio se non differenziati. Eccoli, evidentissimi, i segnali del fallimento. Ecco perché si fa davvero fatica a comprendere la ragione per la quale si continua a rinviare, anno dopo anno, la chiusura di un’esperienza inutile e dannosa, come certificato in modo chiaro ed inequivocabile dalla relazione della Corte dei conti regionale e da quella della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che hanno confermato in pieno le nostre denunce.
Allora, affinché la spesa ingiustificata di un miliardo e mezzo di euro di soldi pubblici non passi senza lasciare traccia, la partecipazione alla manifestazione pacifica, democratica e non violenta del 12 novembre deve essere anche un momento per chiedere chiarezza sul modo in cui i nostri soldi sono stati spesi, per chiedere che i commissari che si sono succeduti nel tempo diano ragione dei rispettivi interventi, e che la magistratura indaghi sulla correttezza di tutte le iniziative intraprese dall’Ufficio per l’emergenza rifiuti in Calabria negli ultimi 14 anni. Il cambiamento non può che partire dall’accertamento della verità, e dall’applicazione della giustizia nei confronti dei responsabili. Vogliamo che la manifestazione sia un momento di partecipazione democratica per i cittadini, di confronto costruttivo con le istituzioni locali e regionali al fine di avviare una stagione di nuova consapevolezza e di nuova scommessa di futuro per le nostre città e per la nostra regione".