Inchiesta Poseidone: assolto in appello ingegnere Angotti

Catanzaro Cronaca

La Corte d'appello di Catanzaro ha ribaltato in una piena assoluzione la condanna inflitta in primo grado a Giovanni Angotti, uno dei numerosi imputati coinvolti nell'inchiesta "Poseidone", avviata nel 2005 dall'allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Luigi de Magistris, e relativa a presunti illeciti che sarebbero stati commessi nel settore della depurazione in Calabria. L'ingegnere Angotti, 77 anni, di Colosimi (Cs), - scrive l'Agi - è stato giudicato nella sua qualità di componente della commissione aggiudicatrice per l'affidamento dell'appalto per la "concessione di costruzione e gestione dei lavori di realizzazione di un nuovo impianto di depurazione nel comune di Catanzaro, località Catanzaro Lido, e realizzazione di vari collettori fognari, dell'importo a base d'asta di euro 13. 326.653,36 + iva, mediante licitazione privata". Al termine del giudizio abbreviato, il 3 giugno del 2011, Angotti è stato condannato a dieci mesi di reclusione, che oggi in secondo grado il sostituto procuratore generale, Alessia Miele, aveva chiesto di rideterminare in sei mesi di reclusione e 442 euro di muta - secondo un calcolo che tenesse conto della riduzione di pena di un terzo spettante all'imputato per la scelta del rito abbreviato -. Ma la Corte ha accolto invece la tesi dell'avvocato Aldo Casalinuovo, difensore dell'imputato, assolvendo quest'ultimo "per non aver commesso il fatto".

Nell'impianto accusatorio dell'inchiesta Poseidone la vicenda relativa al depuratore di Catanzaro Lido era una di quelle che avrebbero confermato il teorema di fondo dell'inchiesta, che cioè alcuni imprenditori sarebbero stati ingiustamente favoriti nell'assegnazione di lavori nel settore della depurazione. Quanto al depuratore di Lido la pubblica accusa aveva messo in piedi un'accusa di tentata turbata libertà degli incanti contestata agli imprenditori in questione, oltre che a Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente della Giunte regionale della Calabria e legale rappresentante dell'Ufficio del commissario per l'emergenza ambientale, Claudio Decembrini, responsabile unico del procedimento, e poi Angotti, Giuseppe Mazzitello, Salvatore Russetti, Romano Agostini, Antonio Calio', quali componenti della commissione aggiudicatrice per l'affidamento dell'appalto (per gli accusati, tranne Angotti, è in corso il processo dibattimentale). Tutti, secondo le accuse, sarebbero stati avvinti da un "accordo collusivo" che li avrebbe portati a tentare di alterare la regolarità della gara, e ad influenzarne il risultato, garantendone l'aggiudicazione all'Ati degli imprenditori incriminati. In base al presunto accordo illecito, sempre stando alle accuse che già si leggevano nell'avviso di conclusione delle indagini, la commissione giudicatrice, nominata da Chiaravalloti, avrebbe omesso di escludere dalla gara quell'Ati, pur se questa "non aveva inserito nel relativo plico l'elaborato relativo al costo di gestione del nuovo impianto; nonostante si fosse discostata dalle prescrizioni del capitolato prestazionale di gara, e sebbene la polizza fideiussoria prodotta fosse pari ad un importo garantito di euro 1.452.000, contrariamente a quanto previsto nel bando di gara". Ogni accusa è tuttavia venuta meno oggi in sede di appello nei confronti di Angotti che è stato pienamente scagionato.