Spending review, l’on. Pacenza contro la soppressione delle Province
“Prendo spunto dall’iniziativa intrapresa quest’oggi dal presidente della Provincia di Crotone Stano Zurlo per estendere il suo invito a tutti i parlamentari calabresi, di ogni colore politico e grado, a non votare tutti quei provvedimenti volti alla cancellazione delle nostre Province”.
Così il presidente del Comitato regionale per la qualità e la fattibilità delle leggi, Salvatore Pacenza, sui provvedimenti che il governo Monti si appresta a proporre nelle rispettive aule parlamentari nell’ambito della cosiddetta “spending review”. Il varo del decreto è previsto a partire da questo lunedì e, fra l’altro, ripropone la riduzione delle Province da un minimo di 20 ad un massimo di 42 (dipenderà dal criterio adottato).
“Oggi come l’anno passato – puntualizza l’onorevole Salvatore Pacenza – rinnovo la mia posizione sfavorevole alla soppressione di alcuni Enti intermedi italiani con particolare riferimento a quelli del Sud. I motivi alla base di questa mia visione politico-istituzionale sono molteplici e da rintracciare in un’ottica economica e sociale. La Calabria, infatti, a mio avviso, in questo particolare momento storico sente il bisogno che la Stato rafforzi la sua presenza sul territorio anche e soprattutto attraverso i suoi presidi istituzionali, di sicurezza e di supporto economico. In una terra depauperata di ogni ricchezza e velleità produttiva, vessata dalla criminalità organizzata e tenuta a freno dal pesante gap infrastrutturale che registra; le Province calabresi di Crotone e Vibo Valentia rappresentano un punto di riferimento che, al di là di ogni indebita considerazione, hanno fornito in questo ventennio più autonomia e raccordo al governo del territorio. Non v’è dubbio che, a questo punto della nostra storia democratica e repubblicana, occorre con urgenza un’incisiva riforma costituzionale per il funzionamento dello Stato e delle sue strutture periferiche. Ma la decisione non può essere affrontata così frettolosamente in ragione di un taglio alla spesa pubblica che in realtà poco inciderebbe numericamente sulle difficoltà di contenimento dei costi della politica. La logica del governo Monti potrebbe ancora una volta andare ad intaccare il cittadino e non la vera sostanza che sottintende i guai economici dell’Italia”.