Processo Black Mountain, prosciolti imputati: la soddisfazione degli avvocati
“Gli Avvocati Salvatore Iannotta, Luigi Morrone, Francesco Laratta, Ercole Cavarretta, Alberto Mano, Pasquale Carolei, Pasquale Nicoletta, Giovanni Allevato, Arnaldo Tacus, Italo Reale, Antonio Tillieci, Maria Pia Misuraca e Fabio Massimo Guaitoli esprimono, per conto dei rispettivi assistiti, ampia soddisfazione per la pronuncia della Prima Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, che – anche sulla scorta delle argomentazioni difensive articolate nelle memorie depositate e ribadite in seno alla discussione – ha ritenuto “ inammissibile ” il ricorso presentato dalla Procura della Repubblica di Crotone avverso la sentenza con cui il G.U.P. di Crotone, Dott.ssa Gloria Gori, ha correttamente prosciolto gli imputati dalle imputazioni loro contestate.
Preme sottolineare, inoltre, che nella vicenda denominata “ Black Mountain ” – ed afferente le procedure di recupero del rifiuto non pericoloso denominato “ scoria Cubilot ” attraverso la produzione di Conglomerato Idraulico Catalizzato – non v’è più alcuno spazio, nemmeno in forma dubitativa, per continuare ad affermare che sia stato utilizzato un rifiuto pericoloso recante caratteristiche di tossicità e nocività, circostanza che è stata sempre contestata dalle difese (perché contraria alla corretta applicazione dei criteri di classificazione dei rifiuti dettati dal legislatore) e che è stata totalmente e definitivamente smentita dal giudizio celebrato ed, in particolar modo, dalla perizia assunta nelle forme dell’incidente probatorio.
Ed, anzi, gli scriventi Avvocati intendono evidenziare che ogni ulteriore affermazione del contrario, anche da parte degli organi di stampa, è da ritenersi arbitraria oltre che lesiva e gravemente pregiudizievole per i rispettivi assistiti.
Pertanto, si auspica che la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione possa contribuire a consolidare nei cittadini il convincimento ormai maturato in ordine alla infondatezza dell’allarme sociale ingenerato per l’utilizzo del C.I.C. ben quattordici anni fa e dell’assenza di un concreto nesso causale tra detto utilizzo e le eventuali caratteristiche del territorio crotonese – qualunque esse siano – che certo potrebbero aver risentito della forte antropizzazione derivante da circa ottant’anni di industrializzazione e dall’uso massiccio in agricoltura di prodotti oggi non più utilizzabili.”