Operazione Neverending: rinnovato il fermo per 8 indagati

Catanzaro Cronaca

Nella mattinata di oggi la Squadra Mobile di Catanzaro, sta notificando un ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip Distrettuale di Catanzaro, "a rinnovazione del provvedimento di fermo di indiziato" che ha dato luogo all’operazione denominata “Neverending”, eseguita il 25 ottobre scorso, a carico di Raffaele Fiumara, detto “Lello”, di 60 anni, nato a Napoli; Eugenio Gentiluomo 59enne nato a Gioia Tauro, Rocco De Maio di 43 anni nato a Gioia Tauro, Carlo Riso 35enne nato a Gioia Tauro, Domenico Pardea, detto “U Ranise”, di 46 anni, nato a Vibo Valentia, Antonio Vacatello, 49 anni nato a Vibo Valentia, Massimo Patamia, 43enne nato a Taurianova e Pantaleone Mancuso, detto “Luni Scarpuni”, 52 anni nato a Limbadi poiché ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di tentata estorsione, nonché di rapina, lesioni, violenza e minaccia per costringere altri a commettere un reato, tutti aggravati dalla metodologia mafiosa.

IL PROVVEDIMENTO è stato emesso a seguito delle attività investigative compiute dalla Squadra Mobile con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali che avrebbero permesso di accertare, a carico delle otto persone, responsabilità penali in ordine ai reati di tentata estorsione, rapina e lesioni, aggravati dal metodo mafioso a danno di un imprenditore di Vibo Valentia, nonché di violenza e minaccia per costringere altri a commettere un reato, sempre aggravata dal metodo mafioso, nei confronti di altri imprenditori. L’attività di indagine trae la sua origine nel mese di febbraio di quest'anno quando si è presentato spontaneamente presso gli Uffici della Squadra Mobile una delle vittime, testimone di giustizia sottoposto a misure di protezione.

Quest'ultimo, già vittima di estorsione aggravata da parte di Pantaleone Mancuso, alias “Luni Scarpuni”, e di Nazzareno Colace (i quali il 22 ottobre 2004 erano stati condannati, rispettivamente, a dodici ed a nove anni di reclusione), ha riferito "che - affermano gli investigatori - per i medesimi fatti per i quali era intervenuta sentenza di appello, la Cassazione aveva rinviato il processo di nuovo alla Corte d’Appello di Catanzaro e che nelle more della decisione di tale Autorità Giudiziaria il proprio fratello, era stato avvicinato da tale Fiumara Nello, (che dalle indagini è emerso essere il referente della consorteria Mancuso per la zona di Filadelfia-VV e Pizzo-VV), poi identificato per il sopra menzionato Raffaele Fiumara, il quale aveva agito su mandato del Pantaleone Mancuso, per indurre entrambi i germani a ritrattare le loro dichiarazioni".

Sulla base delle informazioni rese, la Mobile avrebbe acquisito informazioni che confermerebbero quanto denunciato dalla vittima "con riferimento ai tentativi di avvicinamento di Fiumara finalizzati ad indurre il familiare - proseguono gli inquirenti - a ritrattare le dichiarazioni rese nell’ambito del dibattimento relativo al menzionato procedimento penale". Nel corso delle attività tecniche svolte dalla polizia, sarebbero emersi "ulteriori fatti e circostanze di interesse investigativo" riferiti, in particolare, ad un’altra persona, che sarebbe risultata essere vittima di una tentata estorsione e per la quale sarebbe stata più volte minacciata, insieme ai propri familiari, con richieste anche di somme di denaro da parte degli indagati Gentiluomo, De Maio, Riso, Pardea, Vacatello, Patamia e di Fiumara che, pertanto, sarebbe risultato - sempre secondo la polizia - "l’elemento comune riguardo ad entrambi gli episodi delittuosi". I sette indagati, infatti, avrebbero richiesto la restituzione di somme di denaro anticipate alla vittima per il rilascio di una certificazione necessaria all’abilitazione agli imbarchi alla quale avevano successivamente rinunciato.

Pare che gli indagati, anche dopo la restituzione delle somme di denaro, avrebbero ritenuto di vantare altri crediti e, pertanto, avrebbero in più occasioni minacciato la vittima facendo "pesare" la loro vicinanza ad esponenti della criminalità organizzata vibonese e reggina e, in una circostanza, alcuni avrebbero minacciato lo stesso sottraendogli con violenza un personal computer; episodio quest’ultimo che ha comportato la contestazione ad alcuni degli indagati dell’ulteriore reato di rapina aggravata dalle modalità mafiose.

Pantaleone Mancuso, alias “Luni Scarpuni”, considerato esponente di spicco dell’omonima consorteria mafiosa di Limbadi, all’atto dell’esecuzione del provvedimento di fermo di indiziato di delitto, non era stato destinatario dello stesso, poiché già detenuto per altra causa. Le notifiche dei provvedimenti restrittivi sono state eseguite presso le Case Circondariali di Catanzaro, Vibo Valentia e Palmi (RC), dove gli stessi sono già incarcerati, ad eccezione di Carlo Riso, tuttora irreperibile.