Editoria: caso “L’Ora”, Chizzoniti presenta esposto in procura
Il presidente della Commissione Speciale di Vigilanza, Aurelio Chizzoniti, ha depositato un esposto alla Procura della Repubblica di Cosenza in relazione "al gravissimo attentato alla libertà di stampa di cui è stato vittima il quotidiano "L'Ora di Calabria", ed i cui effetti collaterali si riflettono sul popolo calabrese tutto". "La banditesca consecutio temporum fattuale - afferma Chizzoniti nella sua denuncia - non soltanto per le finalità perseguite e modalità di attuazione, arretra la Calabria di qualche secolo in un contesto di arrogante interpretazione del rispetto della collettività ed anche e soprattutto del disprezzo, glaciale, cinico e spietato della persona umana, della professionalità altrui, nella specie calpestata attraverso il delinquenziale ricorso al patetico espediente di un ipotetico guasto tecnico - rectius - sabotaggio funzionale allo scopo - alla rotativa".
"Inoltre - continua il presidente della Commissione speciale di Vigilanza - appare evidente, nella specie, la scolastica violazione del paradigma di cui all'art. 610 cp, atteso che il Dott. Regolo e tutti i redattori, collaboratori, addetti ai lavori dell'Ora di Calabria, cittadini dell'intera Regione e lettori del predetto quotidiano sono stati costretti a subire l'oscuramento di una notizia - comunque scioccamente fatta deflagrare - in ordine alla cui conoscenza i Calabresi avrebbero, in ogni caso, avuto il massimo interesse alla conoscenza della stessa". Aurelio Chizzoniti, ricorda ancora che "con riferimento al collaudato modus operandi ormai consolidato e da sempre caro alla proprietà di Calabria Ora che non ha esitato a liquidare in pochissimi anni ben due Direttori rispondenti ai nomi di Paolo Pollichieni e Piero Sansonetti, non v'è dubbio che le sfrontate pressioni "operate nei confronti dell' esterrefatto direttore abbiano superato la soglia sia della violenza che della raffinata minaccia, integrando pienamente la previsione codicistica di cui alla dedotta notitia criminis".
"Dottrina e giurisprudenza - prosegue Chizzoniti - considerano violenza non soltanto l'impiego di energia fisica sulle persone, sulle cose, esercitata direttamente "vis corporis corpori data", ma anche qualsiasi altro mezzo idoneo a coartare la volontà del soggetto passivo, introducendo il concetto di violenza impropria consumata attraverso il ricorso ad ogni altro mezzo idoneo a produrre l'effetto coartante". Ed ancora, secondo quanto ha sottoscritto Chizzoniti nella sua denuncia, "innumerevoli sono le modalità di tentare di condizionare la libertà morale altrui di cui è permeata la vita di relazione nella cui ottica spiccano quelle avvertite come intollerabili dalla coscienza sociale letteralmente oltraggiata dal provvidenziale guasto tecnico nella specie assurto a mezzo anomalo teso alla soluzione di conflitti intersoggettivi i cui interessi di parte prospettati dalla proprietà, ovvero dall'editore e dallo stampatore da una parte (a nulla rileva se in proprio o missionari per conto terzi) e lo sbigottito Dott. Regolo. Appare dunque innegabile l'aggressione alla libertà di stampa indipendentemente dalla natura del mezzo usato, idoneo comunque a garantire il perseguimento del risultato lesivo ex ante rincorso (oscuramento della notizia) consumato attraverso l'insidioso mezzo del sabotaggio funzionale e pilotato.
Soccorre, inoltre, ex plurimis la livorosa reazione dello stampatore che, mentre - quale imprenditore - debitore - ben accreditato e protetto dalla penombra dei corridoi regionali - si guarda bene dal restituire alla Regione Calabria oltre 5 milioni di euro che la burocrazia regionale, fra l'altro, ha omesso di recuperare; quale imprenditore - creditore - invece non esita, a sollecitare con astio rancoroso l'immediato pagamento in tempi austro-ungarici (due giorni?) delle somme rivendicate nei confronti dell' Ora di Calabria, preannunciando, in difetto, la risoluzione contrattuale che ovviamente sfocerebbe nel boicottaggio dell'apprezzato quotidiano. I potenti - dice ancora Chizzoniti citando Norberto Bobbio - hanno fatto cattivo uso del potere, e gli impotenti, della libertà. Per tali ragioni, ho chiesto alla Procura della Repubblica di Cosenza, a tenore degli articoli 326 e 358 del cpp, di svolgere le indagini necessarie per le determinazioni inerenti all'esercizio dell'azione penale, che per espressa previsione costituzionale, non è un'opzione ma un preciso obbligo del Pubblico Ministero". (AGI)