Parisi: “Caro Gentile, le sue «verità» le racconti in Procura”
“Il senatore Antonio Gentile, fino ad oggi, non si era mai interessato alla situazione lavorativa dei giornalisti de l’Ora della Calabria. Spiace che lo faccia solo ed esclusivamente ora, evidentemente per distogliere l’attenzione dai problemi ben più seri che lo riguardano. Abbiamo le nostre vertenze sindacali e le stiamo affrontando serenamente e non consentiamo che qualcuno, dall’esterno e senza conoscere la reale situazione, stigmatizzi alcunché”.
Il Comitato di redazione de “l’Ora della Calabria” respinge duramente al mittente le accuse del senatore Antonio Gentile, neosottosegretario del Governo Renzi, e, “stante la gravità delle dichiarazioni rilasciate”, annuncia “querela nei confronti di Gentile per le varie storture di cui si è reso protagonista. Tra queste – sottolinea il Cdr – ci sono quelle molto gravi riferite al nostro defunto collega Alessandro Bozzo, nome che il senatore Gentile non ha diritto nemmeno di pronunciare, se non per rispetto almeno per buon gusto”.
Più pesante la replica del direttore Luciano Regolo. “Reputo poi un autentico «sciacallaggio» a scopo delatorio e intimidatorio – afferma Regolo – tirare fuori la storia del suicidio di un collega, Alessandro Bozzo, che io non ho mai conosciuto ma che è stimato e amato da tutti i miei colleghi. La sua morte non c’entra nulla in questa vicenda, non c’entra con il nostro editore, non c’entra con la nostra redazione, non c’entra con la battaglia che stiamo conducendo. Il senatore avrebbe dovuto avere il buon gusto e lo spirito cristiano di rispettare la memoria di Alessandro senza usarlo in quella che è una torbida vendetta mediatica”.
“Non aggiungo altro – continua il direttore de «l’Ora della Calabria» – perché certe esternazioni dai toni e dai significati «trasversali» a mio avviso parlano da soli, De Rose lo diceva nella telefonata che, se noi non avessimo tolto la notizia su suo figlio, Lei avrebbe colpito i Citrigno non solo in Tribunale ma «addovunque» come «il cinghiale ferito che poi ammazza tutti». È giusto che la magistratura indaghi su Piero Citrigno e sui suoi beni.
Ma è giusto che indaghi anche sul ruolo del figlio nelle «consulenze d’oro», e su quello del padre, Tonino Gentile, su quanto accaduto la notte della mancata andata in stampa dell’Ora. Ed è per questo che ho conferito con la Procura di Cosenza consegnando le prove in mio possesso. E ho la più profonda fiducia nel suo operato. In un Paese Civile, in una Repubblica democratica – conclude Luciano Regolo – non ci sono Innominabili o Innominati e neppure tracotanti Don Rodrigo che si servono di «bravi» per incutere paura e sudditanze psicologiche”.
Nella suo lungo attacco – che si può leggere cliccando in fondo alla pagina – Gentile afferma, tra l’altro che “La macchina del fango partita dalla mia regione ha contaminato anche i grandi giornali. Credo alla loro buonafede e per questo, ritengo doveroso fare chiarezza sulle ingiuste e infamanti accuse di cui sono vittima da 10 giorni. Sono trasparente e con me lo è la mia famiglia.
Mio figlio, che è un brillante penalista, è stato messo alla gogna sulla base di un niente e io, addirittura, sono stato accusato di avere bloccato l’uscita di un quotidiano che non leggo e che è espressione della corruttela più truce. Non ho mai chiesto a nessuno di bloccare notizie su presunte indagini che riguarderebbero mio figlio e di cui lo stesso non è a conoscenza, querelando, ho sottolineato la mia totale estraneità alla vicenda della mancata uscita della velina su mio figlio….”.
Nella sua lunga nota, Gentile attacca, oltre “l’Ora della Calabria”, il settimanale “Il Corriere della Calabria” ed il quotidiano “Gazzetta del Sud”, a suo dire rei di avere pubblicato la “notizia calunniosa sul figlio”, chiamando in causa i direttori dei grandi quotidiani, la Fnsi, l’Ordine e l’Inpgi sul suicidio del povero Alessandro Bozzo “obbligato – afferma Gentile –, secondo la Procura della Repubblica di Cosenza, a firmare un contratto capestro di 800 euro mensili, nonostante fosse redattore ordinario”.
“I giornalisti che lavorano con Luciano Regolo – afferma ancora il sottosegretario del Governo Renzi – percepiscono 5-600 euro mensili, i loro contributi non vengono pagati, il loro futuro è purtroppo opacizzato. Sono questi i miei detrattori. Gli stessi che rappresenterebbero la libertà di stampa addirittura per il Corriere, per Repubblica, per il Sole 24 Ore, per il Giornale. Per un quotidiano diretto dal figlio di un eroe, ucciso barbaramente da chi, sulle colonne di Repubblica, si erge ad intellettuale nonostante sia stato condannato a 22 anni di carcere”.
“Avendo chiamato in causa la Fnsi – afferma il vicesegretario nazionale Carlo Parisi – ribadiamo a Gentile quanto dichiarato assieme al segretario generale, Franco Siddi, nell’immediatezza dell’incidente «inquietante» alle rotative, che ha impedito la stampa e la diffusione del quotidiano «l’Ora della Calabria», che getta una luce sinistra sui processi dell’informazione nella regione”.
Nell’esprimere “piena e convinta solidarietà ai giornalisti dell’Ora della Calabria, del Corriere della Calabria, della Gazzetta del Sud e a quanti vengono chiamati in causa da Gentile per aver riportato la notizia”, Carlo Parisi auspica che “questa volta la magistratura faccia immediatamente luce su una vicenda sulla quale non possono essere tollerati ritardi e omissioni”.
Stesso discorso per quanto riguarda il suicidio di Alessandro Bozzo e le condizioni lavorative e retributive dei giornalisti de “l’Ora della Calabria”: “Se il sottosegretario Antonio Gentile ha elementi utili ai fini delle indagini – incalza Parisi – si presenti in Procura e faccia dichiarazioni spontanee, come ha fatto il direttore de «l’Ora», Luciano Regolo.
In caso contrario, abbia rispetto per la memoria dei morti ed il lavoro dei tanti onesti giornalisti che, senza santi in paradiso, assicurano alla Calabria, tra mille difficoltà e pesanti condizionamenti, quell’informazione che qualcuno – a torto – vorrebbe censurare”.