‘Ndrangheta: omicidio Vona, chieste 9 condanne a ergastolo
Nove condanne all'ergastolo sono state richieste dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo calabrese nei confronti dei presunti responsabili dell'omicidio di Valentino Vona, il 25enne trucidato il 21 aprile del 2012 a Petilia Policastro (GUARDA IL VIDEO), nel Crotonese, nonché del tentato omicidio di Giuseppe Vona, 26enne fratello della vittima, e di porto abusivo di armi, tutto con l'aggravante delle modalità mafiose.
Il pm, Domenico Guarascio, ha concluso la propria requisitoria sollecitando il giudice distrettuale dell'udienza preliminare - che a Catanzaro sta celebrando i giudizi abbreviati chiesti dagli imputati - ad infliggere l'ergastolo a Giuseppe Scandale, Tommasino Ierardi, Luigi Lechiara, Giuseppe Pace, Michael Pace, Pasquale Manfreda, Mario Mauro, Giovanni Castagnino, Francesco Garofalo. Nove anni di reclusione sono stati chiesti invece per un decimo imputato, Salvatore Comberiati, per l'accusa di detenzione di armi aggravata.
I riti alternativi sono stati infine rinviati all'11 marzo, quando inizieranno le arringhe difensive. L'agguato contro i Vona risale al 21 aprile del 2012, quando i fratelli si recarono a casa dello zio, in una zona di campagna di Petilia Policastro, per caricare della legna su un furgone. Mentre i due Vona stavano lavorando avrebbero visto avvicinarsi alcune persone e, comprendendo le loro intenzioni di morte, avrebbero tentato la fuga.
Valentino, però, non fu abbastanza rapido e venne investito da colpi di pistola e fucile. Poi, una volta raggiunto, fu finito con un violento colpo alla testa. Fu lo zio a ritrovare il cadavere e ad avvertire i carabinieri, che trovarono poco dopo il fratello della vittima, Giuseppe Vona, nascosto non lontano e in stato di choc.
Nell'agosto seguente le risultanze delle indagini consentirono ai Carabinieri di portare a termine un'operazione per l'esecuzione di cinque provvedimenti di fermo firmati dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, e dall'aggiunto Giuseppe Borrelli.
I destinatari dei fermi furono Giuseppe Scandale, Tommaso Ierardi, Luigi Lechiara, Giuseppe Pace, Michael Pace, tutti accusati di aver preso parte all'organizzazione dell'omicidio e del tentato omicidio dei Vona, ed inoltre Salvatore Comberiati, fermato solo per detenzione di armi perché nel corso di una perquisizione i Carabinieri trovarono nella sua casa due fucili calibro 12, uno a pompa e uno sovrapposto, e una mitraglietta Spectra oltre a munizioni, due passamontagna e guanti in lattice sporchi di sangue.
Le indagini avevano avuto un importante impulso dopo l'omicidio di Vincenzo Manfreda, ritenuto elemento di spicco della 'ndrangheta locale, avvenuto nel marzo precedente sempre a Petilia Policastro.
I militari giunsero poi a ricostruire quello che viene definito "traggiro di mafia". L'omicidio Manfreda, cioè, sarebbe maturato in ambienti vicini allo stesso ex capo cosca, nell'ambito di un riequilibrio interno della 'ndrina. Mentre il tentato omicidio di Giuseppe Vona, vero obiettivo dell'agguato in cui morì invece il fratello Valentino, sarebbe nato dal tentativo di fare credere che il primo fosse il responsabile dell'omicidio di Vincenzo Manfreda.
Il nome dei Vona era già ben noto alle cronache. Il padre dei fratelli vittime dell'agguato del 21 aprile, Domenico Vona, di 48 anni, era stato assassinato il 19 aprile del 1999 con un colpo di pistola davanti la sua casa, sotto gli occhi atterriti della moglie.
Per quell'omicidio in primo grado è stato condannato a 14 anni e 6 mesi, Giuseppe Vona, nipote della vittima, che avrebbe agito per contrasti con lo zio dovuti all'uso di terreni adibito a pascolo. Vecchie ruggini che, tre anni prima, avevano portato Domenico Vona a sparare due colpi di fucile contro il nipote Giuseppe, ferendolo lievemente. (AGI)