‘Ndrangheta: teste ritratta in aula, “ho inventato tutto”
Sarà la Procura distrettuale di Catanzaro ed in particolare il pm della Dda, Pierpaolo Bruni, a dover valutare le dichiarazioni rese in aula da un imprenditore di Vibo Marina, parte lesa nel processo "Libra" contro il clan Tripodi, ma che stamane si è trincerato in una serie di "non ricordo" ed ha ritrattato tutte le accuse contro il clan messe a verbale lo scorso anno dinanzi ai carabinieri. Invitato per ben sei volte dal presidente del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, Lucia Monaco, a dire la verità poiché la legge punisce i testi falsi o reticenti, alla fine della posizione lo stesso Tribunale ha disposto la trasmissione dell'intera deposizione dell'imprenditore P. M., titolare di un chiosco per la vendita di gelati a Vibo Marina, alla Procura per le valutazioni di competenza.
Dopo aver ricostruito a verbale dinanzi ai Carabinieri i danneggiamenti, le minacce e le estorsioni subite negli anni dal clan Tripodi, l'imprenditore ha infatti stamane in aula negato ogni accusa nei confronti degli imputati aggiungendo di aver passato anni di "inferno" e di essersi inventato tutto poiché "disperato" dopo ben due attentati contro la propria attività commerciale. A confermare le accuse, invece, il collaboratore di giustizia Domenico Cricelli, che ha parlato degli accordi di diversi Comuni vibonesi con il boss Francesco Mancuso per l'aggiudicazione degli appalti pubblici. (AGI)