Omicidio Bagalà. Condannato a 30anni uno dei presunti assassini
Trent’anni di carcere per uno dei tre presunti assassini di Francesco Bagalà, l’allora 22enne che nella notte tra Natale e Santo Stefano del 2011 venne ammazzato a Gioia Tauro, nella sua auto, in un agguato mortale durante il quale gli furono esplosi contro sei colpi di pistola, due dei quali lo attinsero torace ed al volto (QUI).
La condanna del Gup di Reggio Calabria è dunque arrivata nei confronti di Alfonso Brandimarte, 42 anni (difeso da Domenico Ascrizzi e Valerio Spigarelli), in accoglimento della richiesta del pubblico ministero Francesco Ponzetta, sostituto della Dda locale.
Brandimarte fu arrestato insieme al fratello Giuseppe (48 anni) e a Davide Gentile (30), nel giugno del 2018 (QUI). Quest’ultimi due hanno scelto di essere invece giudicati col rito ordinario, e sono a processo davanti alla Corte d’assise di Palmi.
Secondo gli inquirenti l’assassinio di Bagalà sarebbe stato pianificato proprio da Giuseppe Brandimarte (che ne è per questo ritenuto il mandate), come vendetta ad un tentativo di omicidio avvenuto nei suoi confronti.
Ai tre venne contestata allora l’aggravante di aver commesso il fatto con metodo mafioso e per costituire ed affermare la posizione della cosca Brandimarte nel panorama della criminalità di Gioia Tauro.
Una vicenda complessa che vede al centro dei fatti di sangue che hanno segnato la cruenta faida, avvenuta tra il 2011 e 2012, tra le famiglie locali di ‘ndrangheta dei Priolo-Piromalli i Brandimarte appunto.
Sempre secondo gli inquirenti, Alfonso Brandimarte e il nipote Davide Gentile sarebbero stati gli esecutori materiali del delitto, ovvero avrebbero fatto parte del commando entrato in azione quella notte di otto anni fa: dopo aver seguito la vittima con la sua auto, l’avrebbero affiancato sparandogli ed uccidendolo.