Sanità. Una firma “blocca” un’eccellenza crotonese: a rischio la Romolo Hospital. E 100 famiglie
Come se non bastasse la vicenda dell’Abramo Customer Care (QUI), col rischio di lasciare a casa, a breve, centinaia di dipendenti, un’altra vertenza, grave, si sta aprendo a Crotone e che - è evidente - renderà molto più calda un’estate di per sé già rovente sul fonte lavoro.
Parliamo della crisi in cui versa da qualche mese una struttura sanitaria d’eccellenza nel panorama non solo locale ma soprattutto regionale: la Romolo Hospital, clinica privata con sede a Rocca di Neto, a due passi dal capoluogo pitagorico, specializzata nelle cure urologiche.
Negli ultimi nove mesi, per un contenzioso amministrativo con l’Asp provinciale e la Regione, che riguarda “aspetti di natura dichiarativa e formali”, ma anche a seguito di alcuni provvedimenti dell’autorità giudiziaria, in particolare del Tar, che ne hanno ordinato la prosecuzione delle attività di cura, l’azienda ha riavviato l’iter per ottenere una nuova autorizzazione e un nuovo accreditamento, fondamentali per garantire prestazioni sanitarie in regime di convenzione col Servizio Sanitario regionale.
Iter che risultano giunti ad una loro positiva conclusione, quanto meno nella prima fase, quella autorizzativa, ma che per quanto attiene alla seconda (decisamente fondamentale per il prosieguo dell’attività) si è arenata sul tavolo del commissario ad acta del piano di rientro, nonché presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e dei sub commissari Ernesto Esposito e Iole Fantozzi.
Da settimane la Romolo attende, infatti, la firma da parte della “terna” sulla propria istanza di accreditamento, che aprirebbe la strada alla convenzione con l’Asp e quindi al prosieguo delle prestazioni.
Prestazioni che, a dire il vero, dall’agosto dell’anno scorso - dunque da circa dieci mesi - la casa di cura ha continuato ininterrottamente a fornire ai pazienti, ma senza remunerazione da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale, pertanto costringendo la Romolo Hospital, il suo personale e l’intera filiera dell’indotto a enormi sacrifici aziendali e, soprattutto, personali.
Una situazione divenuta ormai insostenibile per tutti, tanto da indurre oggi i dipendenti della struttura a prendere carta e penna e scrivere direttamente alla terna commissariale.
I lavoratori - ormai stremati da mesi di incomprensibili rimbalzi e rinvii (appena una settimana fa anche la nostra testata, interpellando direttamente gli uffici del presidente della Giunta regionale, aveva avuto rassicurazioni su un’imminente firma del provvedimento, rassicurazioni platealmente smentite dai fatti e senza alcuna motivazione ufficiale) hanno voluto ricordare ad Occhiuto, Esposito e Fantozzi, come, la clinica curi da oltre 20 anni pazienti con patologie urologiche ed uro-oncologiche e che come è noto abbia concorso negli anni “e concorre ancora oggi a soddisfare l’esigenza di cure di alta specializzazione in urologia”, rappresentando un presidio “che da solo garantisce l’erogazione di oltre il 50% delle prestazioni urologiche della regione”.
Con orgoglio i dipendenti hanno sottolineato nella missiva come la “loro” struttura sanitaria, sia la prima nel trattamento delle patologie oncologiche alla prostata e la seconda nel trattamento dei tumori alla vescica e al rene.
Si parla difatti di volumi di ricoveri che superano i duemila casi all’anno e concorrono ad abbattere quella mobilità passiva regionale, la cosiddetta migrazione sanitaria che in tanti sbandierano a ogni piè sospinto - garantendo anche una significativa attrattività extra regionale, cioè pazienti di altre parti d’Italia che scelgono invece di curarsi in Calabria.
“Una scelta quella della Romolo Hospital, e di noi tutti dipendenti - ha ricordato il personale della clinica al commissario nonché governatore Occhiuto - resa possibile dai principi e dai valori che hanno caratterizzato, in termini di unicità, la storia aziendale, sempre primariamente concentrata sulle risposte da garantire in termini di cure e di salute per la comunità calabrese, in ragione anche delle attuali liste d’attesa”.
A fare le spese di questo “inciampo” burocratico (se così vogliamo chiamarlo), sono infatti e ad oggi anche 1800 persone in attesa di un intervento, fra cui circa 800 affette da tumori benigni, 700 da calcolosi ed oltre 300 da tumori maligni.
In ragione, dunque, di condizioni aziendali e personali non più sostenibili, che si trascinano a fatica e col sudore delle maestranze da quasi un anno, alla luce dell’oggettiva impossibilità di garantire il mantenimento dei livelli occupazionali, “con gravi ripercussioni sul tessuto sociale del territorio” e in considerazione “dell’impossibilità di garantire in tempi certi l’offerta di cura e assistenza a pazienti che non possono più rinviare la loro presa in carico”, i professionisti della Romolo Hospital hanno rivolto un appello accorato al commissario ad acta affinché “proceda con urgenza alla firma del provvedimento di accreditamento”.
I lavoratori, sottolineando di trovarsi davanti ad un momento che definiscono senza mezzi termini “drammatico”, contano quindi su un intervento diretto del governatore Roberto Occhiuto affinché risolva una vicenda non più rinviabile.
Intervento che qualora dovesse tardare ancora porterà inevitabilmente ad azioni di mobilitazione da parte di tutto il personale della clinica crotonese e dei pazienti bisognosi di cure immediate, non escludendo la possibilità dell’apertura di un tavolo di crisi presso la Prefettura locale.
Una situazione “esplosiva” quella vissuta dalla Romolo Hospital e dalle sue maestranze, che vogliamo ritenere dovuta a “fattori” tecnici, che colpirebbe pesantemente un territorio, quello del crotonese, già profondamento ferito da una cronica disoccupazione e dalla crisi congiunturale, ma che, soprattutto, rischierebbe di far scomparire una struttura sanitaria storica, un’eccellenza riconosciuta finanche al di là dei meri confini regionali.
Un patrimonio che andrebbe disperso insieme alle sue competenze. E al suo budget.