Droga: Operazione “Chiosco” a Catanzaro, sgominata banda rom
Una banda organizzata nei minimi particolari, capace di gestire in maniera autonoma lo spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere "Aranceto",zona a sud di Catanzaro, attraverso quello che gli inquirenti hanno definito "un supermarket della droga" aperto senza soluzione di continuità. E per agevolare lo spaccio, la banda utilizzava anche alcuni ragazzini, molti dei quali ancora non punibili personalmente per la loro giovane età.
L'operazione congiunta di polizia e carabinieri di Catanzaro, denominata "Chiosco", ha messo a segno un duro colpo nei confronti del gruppo di etnia rom guidato da Franco Simone Bevilacqua, 30 anni, noto come "il grasso". Il bilancio e' di 25 custodie cautelari in carcere, 10 divieti di dimora in Calabria e sette indagati, così come deciso dal giudice per l'udienza preliminare Tiziana Macrì che ha firmato il provvedimento. A loro si aggiungono altre tre posizioni di altrettanti minorenni. Complessivamente sono 42 le persone coinvolte nell' inchiesta. I dettagli dell'operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato, tra gli altri, il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, che ha evidenziato un nuovo atteggiamento da parte dei fornitori. La droga arrivava, infatti, dalla provincia di Reggio Calabria e da quella di Napoli, ma le consegne venivano effettuate direttamente da fornitori che consegnavano la merce ai Catanzaresi.
"E per non rischiare sequestri ingenti - ha aggiunto Borrelli - le consegne avvenivano in piu' soluzioni e senza avere mai grossi quantitativi". Il capo dell'organizzazione riusciva a gestire lo spaccio nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliari, con il procuratore aggiunto che ha, quindi, evidenziato come "questa misura, per questo tipo di reato, ha un'efficacia persuasiva pari allo zero". Soddisfatti i vertici provinciali di polizia e carabinieri. Il questore Roca ha sottolineato l'importanza di colpire "un gruppo che ha il monopolio dello spaccio, perche' la migliore prevenzione - ha detto - e' mandare in galera chi compie crimini". Il colonnello Sgroi ha dichiarato che "abbiamo vinto una battaglia, non la guerra, perche' il fenomeno dello spaccio e' in ascesa anche per via dei prezzi sempre piu' bassi"; il comandante provinciale dell'Arma ha anche espresso la propria vicinanza ai tanti giovani che finiscono nel tunnel della droga. Per Ruperti, "sono bastati pochi mesi per raccogliere elementi e indizi gravi", mentre il tenente colonnello Naselli "queste operazioni danno la possibilita' di reagire alla parte buona di questi quartieri, gente costretta a convivere con vari soprusi, sapendo che non e' facile scardinare il sistema criminale che esiste in queste zone".
L'operazione e' il risultato di due diverse inchieste, una avviata dalla polizia e l'altra dai carabinieri, che alla fine sono arrivate a individuare in Francosimone Bevilacqua il responsabile dell'attivita' di spaccio. A quel punto, l'attivita' di coordinamento in Procura e tra le forze dell'ordine, ha permesso di raggiungere il risultato comune. Di fatto, nella zona dell'Aranceto, un quartiere a sud della citta' con una forte presenza di rom stanziali e con un' alta densita' criminale, era attivo uno spaccio continuo di droga, in prevalenza eroina, cocaina e kobret. I ragazzini venivano impegnati per nascondere la droga, fare da sentinelle ed essere di supporto al gruppo. Si tratta di un'attivita' investigativa portata avanti attraverso intercettazioni e appostamenti, con riscontri legati a sequestri e arresti, scaturita anche da due precedenti inchieste: "Pony Express" e "Rinascita". Secondo il procuratore Borrelli, "le indagini dimostrano che l'Aranceto e' un insediamento dove si verifica la vendita al minuto di sostanze stupefacenti senza soluzione di continuita', un vero e proprio supermarket della droga".