Agente di polizia arrestato, rivelò microspia a indagato
Bruno Doldo, l'agente di polizia del servizio scorte della Questura di Reggio Calabria, arrestato sabato notte con l'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio a beneficio di esponenti della 'ndrangheta, rivelò, a Domenico Condemi, affiliato alla cosca Caridi, arrestato nell'ambito dell'operazione "San Giorgio", la presenza di una microspia collocata dagli inquirenti nella sua auto. L'accusa si legge chiaramente nel decreto di fermo emesso dal gip Antonino Laganà, su richiesta del sostituto procuratore Marco Colamonici. "La particolare pericolosità del sodalizio - scrive il pm – è apparsa ulteriormente confermata dalla possibilità di permeare la segretezza delle indagini attraverso la compiacenza, in particolare, di un appartenente alle forze dell'ordine infedele, Doldo Bruno, cognato dello stesso Plutino Giuseppe, che rivelava notizie riservate di estrema delicatezza ed importanza, come la collocazione di microspie all'interno dell'auto di Condemi Domenico, uno dei principali indagati, mettendo cosi' gravemente a rischio il buon esito delle investigazioni".
Rivelazioni che - ipotizzano i magistrati - Doldo avrebbe fatto a Condemi per tutelare il cognato, Giuseppe Plutino, consigliere comunale del Pdl ed ex assessore all'Ambiente della citta', arrestato a fine dicembre con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa con la cosca "Caridi-Borghetto-Zindato" e che per il clan rappresentava, sempre secondo gli inquirenti anche in quest'ultimo provvedimento, "punto di riferimento per la risoluzione di problematiche dei suoi componenti e di terzi come l'imposizione di assunzioni presso strutture politiche regionali di soggetti graditi all'associazione". A carico di Bruno Doldo, ex agente della Digos passato in seguito al servizio Scorte, elementi pesantissimi e a detta dei magistrati "un'identificazione inequivocabile" fornita dallo stesso Domenico Condemi, nel corso di una conversazione intercettata dalle microspie del Ros. Il 21 ottobre scorso, Condemi, discutendo con Giuseppe Esposito, un altro affiliato al clan, anche lui arrestato nell'ambito dell'operazione, esprimeva i propri dubbi a proposito delle informazioni ottenute, ma che gli avevano permesso di rinvenire una microspia all'interno della propria autovettura. Doldo, agente di polizia trasferito all'ufficio scorte, in precedenza aveva prestato servizio all'Ufficio Digos.