Crotone: Lentini sulla soppressione delle Province
Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma dell’assessore Giovanni Lentini
“Preso atto che con il decreto legislativo del 6 luglio 2012, n. 95 -“al fine di contribuire al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica imposti dagli obblighi europei necessari al raggiungimento del pareggio di bilancio”- le province sono soppresse o accorpate sulla base dei criteri indicati dal provvedimento in questione, osservo che:
1) in linea generale eventuali modifiche dell’assetto istituzionale, specialmente quando queste riguardano enti elettivi di rilievo costituzionale, non dovrebbero essere motivate da esclusive ragioni di compatibilità finanziaria, ma da valutazioni più generali riguardanti il miglior assetto istituzionale necessario a rendere più efficace la partecipazione democratica dei cittadini alla gestione del proprio territorio;
2) in particolare, non si può tacere la mancanza di un disegno istituzionale che indichi la natura complessiva dello Stato e nel quale incardinare l’intervento in questione. Infatti, rimane ancora da stabilire se l’opzione federalista è attuale oppure viene preferita una diversa architettura istituzionale, della quale, però, non si ha alcuna conoscenza;
3) tutto ciò rende precario ogni intervento, in quanto appare rispondere più alla logica dell’emergenza e della improvvisazione che ad un progetto complessivo, organico e razionale di riforma, volto a rendere più moderno e democratico l’ordinamento istituzionale italiano.
Ciò premesso, ritengo che “i criteri per la riduzione e l’accorpamento delle province, da individuarsi nella dimensione territoriale e nella popolazione residente in ciascuna provincia”, come previsto dal secondo comma del D.L. in oggetto, applicati in modo indistinto a tutte le regioni, non rispondono alle esigenze della regione Calabria. L’eventuale soppressione delle province di Crotone e Vibo Valentia comporterà il loro inevitabile accorpamento alla provincia di Catanzaro che, per effetto di tale decisione, coinciderà con l’altra metà del territorio calabrese, stante la trasformazione della provincia di Reggio Calabria in area metropolitana, determinando la costituzione di due organismi intermedi, provincia di Catanzaro e provincia di Cosenza, obesi e sovradimensionati, che non appaiono in condizione di rispondere adeguatamente alle complesse ed eterogenee esigenze territoriali della Calabria.
A seguito di quanto precede, chiedo:
1) di interessare immediatamente il livello parlamentare e quello regionale affinché i pesanti tagli apportati dal governo alle finanze delle Province e dei Comuni vengano rivisti, dal momento che essi mettono oggettivamente in condizioni di paralisi operativa gli enti locali, ed in particolare le Province, rispetto a tutte le competenze che essi esercitano;
2) che vengano mantenute in Calabria le attuali cinque province.
I provvedimenti che sta prendendo il Governo Monti sull’onda di una grave emergenza nazionale andranno ad incidere in modo strutturale sulla configurazione delle istituzioni come ci siamo abituati a vedere da decenni. La dimensione della provincia di Crotone, così come molti si sono egoisticamente intestarditi a mantenere, piccola ed ininfluente, costituisce però la causa esiziale che ne determinerà la cancellazione.
Si manifesta, quindi, una sorta di nemesi storica, che vede coloro che fino ad oggi da Catanzaro, ma anche da Crotone, hanno tessuto le fila per fare in modo che la provincia di Crotone rimanesse del tutto marginale nel panorama regionale, rendersi responsabili della sua scomparsa, con tutte le conseguenze che possiamo facilmente immaginare. Crotone sta andando verso la compressione ulteriore di competenze e di ruolo, complice gran parte della “classe dirigente” di questo territorio, che ha preferito sempre privilegiare la propria carriera politica rispetto agli interessi legittimi di questa parte di Calabria che nel passato ha contribuito con le sue industrie, con la sua operosità, nonostante tutto, a tenere in media il PIL regionale. Ne ha ricevuto, in cambio, disattenzione e mortificazioni. Si pensi all’edilizia ospedaliera, in cui è rimasta e rimarrà Cenerentola. Si pensi alle umiliazioni di quella che poteva essere l’esperienza del polo universitario crotonese. Si guardi ai grandi eventi culturali che la vedono sempre marginalizzata. Si consideri la precarietà dell’aeroporto. Si consideri la marginalità del porto. Si consideri la problematicità della ferrovia. Si consideri la vergognosa insicurezza della strada statale 106. Si consideri lo stato dell’arte della bonifica . Si consideri la situazione di abbandono e di degrado dell’intero territorio provinciale.
Come d’incanto, però, da qualche tempo, gli stessi che hanno bollato le nostre sacrosante richieste come espressione di mero provincialismo, oggi riflettono pensosi che “sarebbe un suicidio per la Calabria la eliminazione della provincia di Crotone”. Ritrovata solidarietà regionale? Un afflato di nuova generosità? Nulla di tutto questo! Solo lacrime di coccodrillo, che vedono nella soppressione della nostra provincia lo sgretolamento del sistema di potere e di privilegi che ha fin qui alimentato carriere politiche ed affari. La verità nuda e cruda è, come emerge in modo chiaro, che la eliminazione della provincia di Crotone fa tremare dalle fondamenta una regione e un sistema che vedevano Crotone come una lontana colonia da sfruttare elettoralmente, economicamente, culturalmente. Se sparisce Crotone, sparisce la Calabria e si avvera quanto auspicato dallo studio della Fondazione Agnelli, che preconizzava un sistema macroregionale meno polverizzato e meno costoso. Cosa faranno oggi i crotonesi? Preferiranno rimanere dei paria, come oggi, sotto una provincia matrigna ed una regione dove imperversano la tirannia catanzarese, un forte accento cosentino e un non troppo amichevole sguardo reggino, oppure sceglieranno di guardare in maniera coraggiosa ed ambiziosa al resto della Calabria per potersi finalmente rimettere in discussione?
Il dilemma si pone e credo che molti crotonesi dovranno dargli una risposta senza farsi condizionare dalle promesse di decenni mai mantenute e da molti falsi predicatori, che avevano ed hanno in mente solo il proprio tornaconto personale. Molti di costoro trascorrono notti insonni in ragione del proprio futuro non più garantito. Se ne dovranno fare una ragione. Loro. Crotone e i crotonesi non vogliono e non possono più attendere . Il conto alla rovescia è iniziato. Ed è giunta l’ ora di dire basta. Basta alla rassegnazione e al pressappochismo, al torpore e all’apatia. E’ giunto il momento di rimboccarsi le maniche e di riscrivere un nuovo inizio della nostra storia millenaria, in cui sobriamente l’orgoglio e la dignità dovranno prendere il sopravvento ed essere il nostro vessillo.”
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