Omicidio Musy: Furchì torna davanti ai giudici, aperto l’appello
Si è aperto stamattina al Palagiustizia di Torino il processo d'appello nei confronti di Francesco Furchì, calabrese, che nel gennaio scorso è stato condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio del consigliere comunale Udc, Alberto Musy, ferito gravemente da un colpo di pistola il 21 marzo 2012 e morto dopo 19 mesi di coma.
Furchì è difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Gaetano Pecorella, mentre l'accusa è sostenuta dal procuratore generale Marcello Maddalena.
h 16:05 | "Chiediamo che il nostro assistito sia sottoposto a due nuove perizie, una sulla camminata e una altra sulle misure antropometrichea". Lo ha detto l'avvocato Enzo Galeota, uno dei legali di Francesco Furchì, il 52enne condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio del consigliere comunale Alberto Musy. "La richiesta della difesa va respinta - ha risposto invece il procuratore generale Marcello Maddalena, che sostiene l'accusa - perchè il risultato non sarebbe diverso da quello già raggiunto.
Ci sono elementi di variabilità, ma destinati a restare tali perchè non sono mai stati trovati né il casco né le scarpe". E l'avvocato della famiglia Musy, Giampaolo Zancan: "Non mi opporrei ad accertamenti probatori se rivestissero una minima utilità, ma non è questo il caso. Furchì ha fatto tutto il possibile per non farsi misurare. Le misurazioni servono per valutare delle compatibilità, non per svelare identità".
"Chiedo una perizia specifica che analizzi la mia camminata. Non si può condannare una persona soltanto per un filmato". Lo ha detto, rivolgendosi alla Corte d'Assise d'appello di Torino, Francesco Furchì, il 52enne condannato in primo grado all'ergastolo per l'assassinio del consigliere comunale Alberto Musy. "Io cammino in modo diverso dall'uomo con il casco - ha aggiunto Furchì - e dal filmato si vede benissimo. Ho diritto a una nuova perizia, mi hanno condannato sulla base di due consulenze, quella del pm e quella della difesa, ma hanno creduto solo alla prima".
E ancora: "Bisogna cercare il colpevole, non un colpevole. Io non sono quella persona. Forse qualcuno si aspettava che mi impiccassi in carcere o facessi il pazzo, ma ho 52 anni e queste cose non le faccio. Non avevo nessun motivo per sparare a Musy: anche se con i suoi difetti, era una persona buona". (AGI)