Operazione “Rinascita”, accolto un solo ricorso

Catanzaro Cronaca

Sono stati tutti respinti, tranne uno, i ricorsi al tribunale del riesame di Catanzaro presentati da alcuni dei 73 indagati coinvolti nell'operazione antidroga battezzata "Rinascita". Dopo che, ieri, i giudici hanno sostituito la custodia in carcere con gli arresti domiciliari per i fratelli Luca e Vitaliano Bianco, oggi sono state rese note le altre decisioni che hanno riguardato Rosa Sacco, Gianluca Berlingieri, Marcello Berlingieri, Fiore Bevilacqua, Alessandro Bevilacqua, Cosimo Bevilacqua, Marisa Passalacqua, Gino De Zerbi, Antonio Abbruzzese, Andea Bevilacqua e Franco Bevilacqua (tra gli avvocati difensori Antonio Ludovico, Maria Aiello, Anselmo Mancuso, Nerina Chimirri, Vitaliano Gallo e Piero Chiodo). Il collegio ha confermato i provvedimenti cautelari emessi dal giudice per le indagini preliminari, e cioe' il carcere per tutti, tranne che per Marisa Passalacqua la quale si trovava gia' ai domiciliari dove restera' ristretta. L'unico indagato scarcerato e' Marius Liviu Nisfoeanu, 25 anni, residente a Botricello (Catanzaro), per il quale ha ottenuto un primo successo l'avvocato Salvatore Iannone. Gia' fissate per martedi' prossimo, infine, le discussioni nell'interesse di altri indagati, Francesca Abbruzzese, Domenico Berlingieri, Eleonora Lucia Berlingieri, Guglielmo Marziano (tutti difesi dall'avvocato Nicola Tavano) e Paola Passalacqua (assistita dai legali Alessandro Guerriero e Antonio Ludovico). L'operazione "Rinascita" e' scattata nel capoluogo calabrese all'alba del nove novembre, per l'esecuzione di 73 provvedimenti cautelari disposti su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Associazione armata finalizzata al traffico di droga l'accusa principale mossa ai numerosi indagati dell'inchiesta, considerati dagli inquirenti membri di due gruppi criminali nomadi contrapposti: quello facente capo a Domenico Berlingieri, 50 anni, e quello guidato da Silvano Berlingieri, 39 anni, detto "Pacciani". Gli zingari, sempre secondo la tesi della pubblica accusa, avrebbero avuto la totale gestione del mercato della droga in tutti i quartieri a sud della citta' di Catanzaro, con importanti rapporti con esponenti della 'ndrangheta del reggino e, soprattutto, con una inquietante disponibilita' di armi micidiali, tra cui fucili, pistole e mitra Kalashnikov.

20 notizie correlate