“Stammer 2”. Fiumi di marijuana dall’Albania: 19 condanne e 6 assoluzioni
Diciannove condanne e 6 assoluzioni nel processo con rito abbreviato scaturito dall’operazione “Stammer 2” (LEGGI). Le pene inflitte vanno dai tre ai 20 anni di carcere diciannove dei venticinque imputati coinvolti nell’inchiesta che ha svelato un vasto traffico di marijuana tra l’Albania e l’Italia con epicentro nel Vibonese. È stato tuttavia assolto il presunto boss di Filadelfia, Rocco Anello.
Il processo abbreviato, scaturito dal blitz condotto dalla Guardia di Finanza sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri, si è concluso oggi con le decisioni del Gup del Tribunale del capoluogo Francesca Pizii.
LE PENE
Queste le condanne inflitte: Fortunato Baldo, a 4 anni e 20mila euro di multa; Indrit Buja, 18 anni; Cristian Burzì, 3 anni e 4 mesi e 12mila di multa; Francesco Colangelo, 4 anni, 18mila euro di multa; Gianfranco Contestabile, 20 anni; il dentista di San Gregorio d’Ippona Francesco Fiarè, 3 anni e 4 mesi; Andrea Fortuna Ippolito, 4 anni e 12mila euro; Elvis Hajdini, 11 anni; Domenico Mancuso, 3 anni, 4 mesi e 12mila euro di multa.
Shefik Muho, 20 anni; Gregorio Niglia, 4 anni e 12mila euro di multa; Massimo Pannaci, 10 anni e 40mila euro; Giovanni Pastorello, 11 anni; Giuseppe Vittorio Petullà, 4 anni, 12mila euro di multa; Gianluca Pititto, 4 anni e 20mila euro di multa; Rosario Riccioli, 4 anni e 12mila euro di multa; Giuseppe Pititto, 4 anni di reclusione; Salvatore Pititto, 12 anni di reclusione 44mila euro di multa; Antonio Massimiliano Varone, 4 anni, 4 mesi e 4mila euro di multa.
Il Gup ha invece assolto Melina Cannatà, (il pm Camillo Falvo aveva invocato 6 anni, 6 mesi e 650 euro di multa); Gerardo Filippo Gentile (il pm aveva chiesto 8 anni); Rocco Anello (il pubblico ministero aveva invocato 10 anni di reclusione); Claudio Tortora (il pm aveva richiesto 3 anni e 20 mila euro di multa) e la collaboratrice di giustizia Oksana Verman, (assolta come richiesto dal pubblico ministero).
GLI AFFARI COI NARCOS ALBANESI
L’indagine è nata da uno stralcio della nota operazione “Stammer” (LEGGI), con cui erano state già colpite le ‘ndrine del Vibonese solitamente impegnate nel business della cocaina.
L’attività ha documentato come le potenti cosche vibonesi siano entrate in affari con i narcos albanesi, partner di provata efficienza che, ad oggi, si possono considerare i più importanti produttori di marijuana del continente, vantando basi logistiche praticamente in tutta Europa.
Le investigazioni hanno, di fatto, consentito di disarticolare un’organizzazione estremamente complessa, basata secondo l’accusa su un accordo criminoso tra le cosche Fiarè di San Gregorio d’Ippona, Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto, Anello di Filadelfia e Franzè di Stefanaconi, tutte collegate al più noto ed egemone clan dei Mancuso di Limbadi.
Per gli inquirenti sempre del vibonese le cosche sarebbero state assolutamente a loro agio nel contrattare con i potenti “cartelli albanesi” l’importazione, in poco meno di tre mesi, di circa cinque tonnellate di marijuana, in grado anche di saltare l’intermediazione delle compagini delinquenziali brindisine, storicamente “in affari” con i narcos di stanza nel paese delle Aquile.