Ra.Gi. Onlus: le terapie delle tre “r” nello Spazio Alzheimer
La traduzione letterale della parola “demenza” dal latino significa “la mente è via”. Con questo si intende una degradazione mentale cronica che insorge improvvisamente. La scarsa efficienza del cervello è accompagnata da disturbi della memoria e del senso dell’orientamento ma anche di cambiamenti della personalità, della perdita dell’autonomia e del bisogno di cure. Si stanno conducendo molte ricerche, ma ancora non esiste un farmaco in grado di “curare” questa progressiva malattia dell’invecchiamento. Molti invece gli interventi che si possono fare dal punto di vista non farmacologico per migliorare la qualità di vita dei pazienti e di chi se ne prende cura.
Presso lo “Spazio Alzheimer e Malattie Neurodegenerative” sito in Via Fares 77/7 a Catanzaro e gestito dall’Associazione Ra.Gi. Onlus con il sostegno dell’Assessorato Comunale alle Politiche Sociali, - informa una nota - vengono svolte attività laboratoriali di tipo non farmacologico. Queste terapie assolutamente innovative nel panorama italiano – sottolinea la dott.ssa Giusy Genovese, psicologa e coordinatrice terapeutica dello “Spazio Alzheimer e malattie neurodegenerative” - sono sempre più supportate da dati scientifici che ne attestano la validità e l’efficacia. Scopo principale delle terapie non farmacologiche – continua la dott.ssa Genovese - è la riduzione di alcuni disturbi del comportamento come il “vagabondaggio” (movimento afinalistico), l’affaccendamento, l’aggressività e l’agitazione psicomotoria con un conseguente miglioramento della qualità della vita. Presso lo Spazio Alzheimer, si utilizzano e si integrano vari metodiche non farmacologiche, anche in base allo stadio di malattia in cui il paziente si trova: si va dall’utilizzo delle terapie espressive, alla “terapia della bambola”, ai laboratori di stimolazione senso-tattile a quelli di ergoterapia e alla riabilitazione cognitiva. Nelle fasi iniziali della malattia si attuano interventi riabilitativi con la finalità di mantenere le capacità cognitivo comportamentali, attraverso la stimolazione e l’esercizio ripetuto, senza tralasciare ovviamente l’intervento sulla sfera emotiva e relazionale del paziente.
La “Terapia delle 3 R” unisce la ROT con la terapia della Reminiscenza e della Rimotivazione. La R.O.T. ((Reality Orientation Therapy), ha lo scopo principale di mettere in grado il paziente di riordinare i punti di riferimento della propria quotidianità consentendogli di recuperare il rapporto con se stesso e con l’ambiente circostante; la terapia della Reminiscenza, favorisce il mantenimento della percezione del proprio ruolo sociale e dell’autostima: eventi del passato e oggetti a questi correlati, vengono utilizzati per stimolare la memoria; la terapia di Rimotivazione si pone come obiettivo il miglioramento dell’aspetto relazionale stimolando le capacità intellettive attraverso la discussione e il ragionamento deduttivo. Altra terapia “ausiliaria” utilizzata presso lo Spazio Alzheimer è l’Ergoterapia che consente di occupare la persona con demenza in un attività specifica, preferibilmente manuale, e di suo gradimento. Tramite l'introduzione di attività ed occupazioni diverse (arti, mestieri, attività domestiche e ludiche), ci si propone di recuperare e potenziare le abilità cognitive e funzionali residue, nonché di favorire la socializzazione. La stimolazione sensoriale, inoltre, abbinata o meno ad altre attività strutturate, individuali o di gruppo, rappresenta un ulteriore mezzo, utilizzato presso lo Spazio Alzheimer, per conservare le abilità residue e mantenere attivo il paziente migliorandone il tono dell’umore.
Anche la programmazione di attività fisiche e di movimento corporeo, attraverso l’utilizzo della musica, assumono un ruolo fondamentale tra le metodiche non farmacologiche utilizzate presso lo Spazio Alzheimer rappresentando un valido approccio per conservare le abilità motorie, per favorire momenti di socializzazione e si rivelano molto utili per ridurre la frequenza dei disturbi comportamentali. Nelle fasi avanzate della malattia tutto ciò perde significato: il centro della cura viene identificato con la diminuzione dello stress e con l’aumento del benessere e non con il miglioramento delle capacità funzionali del paziente. In casi di demenza avanzata molto utile si è rilevata la “Doll Therapy”, che prevede l’affidamento al paziente di una bambola da “accudire”. La bambola diviene uno strumento simbolico contenitore dei vissuti materni e paterni e facilita il ricordo e le emozioni della vita passata. La bambola è il bambino da accudire, da curare, da accarezzare, da guardare, da stringere e in questa alternanza vengono stimolate le emozioni arcaiche; i pazienti riconoscono vero l’oggetto inanimato e la cura della bambola favorisce la diminuzione dei disturbi.