Sanità: Bianca Rende, nulla di buono dal Tavolo Massicci
“Se il Presidente Scopelliti vuole stare come la “moglie di Cesare”, al di sopra di ogni sospetto, che le decisioni assunte in qualità di Commissario alla Sanità seguano logiche elettorali e non di risparmio, dovrebbe rinunciare alla delega governativa che lo espone a polemiche prevedibili, considerata la perversa correlazione tra scelte pubbliche e congiunture elettorali dimostrata dal Premio Nobel, Prof. J. Buchanan nel celebre saggio “Il calcolo del consenso” del 1986. - È quanto dichiarato da Bianca Rende, coordinatrice regionale della federazione tra MPA e AD - Non lascia intravedere infatti niente di buono per il futuro della sanità calabrese, al di là delle dichiarazioni enfatiche di queste ultime ore, - ha proseguito la Rende - il resoconto dell’ultima riunione del Tavolo Massicci, che anzi conferma il sospetto della gestione politica del piano di rientro, oggetto appunto di un preoccupante scontro con il sub commissario generale Pezzi, e il reiterarsi di contestazioni già in precedenza sollevate.
Continuando con quest’impostazione, la querelle tra le periferie e i centri urbani o tra le famose “Calabrie” è destinata, peraltro, ad ampliarsi. Già adesso, infatti, dagli ospedali zonali un contrasto emblematico si è esteso a Pediatria, fra il Centro di eccellenza di Cosenza e la convenzione tra il “Bambin Gesù” di Roma e un Ospedale di Catanzaro, città capoluogo dove, guarda caso, è in corso un’importante campagna elettorale per l’elezione diretta del Sindaco. Non può essere questa la soluzione al danno del deficit migratorio calabrese che sfiora i 250 milioni di euro, né ai bassi rating dell’Agenas sugli ospedali calabresi, che alimentano sprechi e insoddisfazioni. Considerato poi che dovunque i risultati dei piani di rientro hanno prodotto esiti peggiorativi del quadro precedente, sarebbe più opportuno affidare ad un vero “governo tecnico” la gestione del piano di rientro imposto ad una popolazione già danneggiata da minori incrementi di entrate che vanno, sui 108 miliardi disponibili del piano nazionale, dai 17 miliardi e mezzo della popolosa Lombardia ai 3 miliardi e mezzo della deprivata Calabria. Dove l’ospedalità sembra ormai un limone spremuto, in attesa che la sua posizione di monopolio pubblico tuttora dominanteprima o poi debba fare i conti con la sopravvenientemutualità privata, che la borghesia produttiva del Nord ha già reso praticabile con la costituzione di 2.500 società di mutuo soccorso che, a fronte di quote di partecipazione di circa 250 euro l’anno, garantiscono il rimborso di una vasta gamma di prestazioni sanitarie e sociali (fonte “Forum per la ricerca biomedica”, Censis, marzo 2012) e che i Governatori di quelle regioni hanno accettato come sfida concorrenziale di qualità, aumentando gli ambienti persolventi e le libere consulenze dei maggiori specialisti in competizione con i primari in pensione, più familiari ai pazienti che li seguono ovunque.
La politica insomma – ha concluso la Rende - eviti di sottoscrivere piani di uscita piuttosto che di rientro dagli sprechi per tutti e di protezione delle poche eccellenze che pure esistono grazie allo spirito di sacrificio del personale sanitario.”