Morte dopo trasfusione, Giordano: vi sono precise responsabilità della Regione
“Possono le eventuali responsabilità, anche di natura penale, che saranno riscontrate per la morte di Cesare Ruffolo ricondursi esclusivamente a chi rivestiva ruoli direttivi all’interno del Centro trasfusionale e/o dell’Azienda Ospedaliera, o, al contrario, sussistono precise responsabilità,quantomeno di ordine politico, in capo alla struttura regionale della sanità e anche allo stesso Commissario ad acta? – Se lo chiede in una nota il Consigliere regionale, Giuseppe Giordano - A prima vista sembrerebbe che il governo regionale nel suo insieme sia esente da critiche atteso che, come ricordava il collega Imbalzano in una recente nota, vi siano precise responsabilità del precedente governo nazionale che ha bloccato il percorso della legge regionale, approvata all’unanimità, istitutiva del Centro regionale del sangue.
Tale provvedimento legislativo, vorrei precisare, - scrive ancora Giordano - seppur censurato dalla Corte Costituzionale, con successiva deliberazione dell’assise regionale veniva sospeso nella sua efficacia a seguito dei rilievi del tavolo Massicci e ciò nonostante la mia opposizione sul punto in quanto ritenevo necessario che si apportassero le modifiche richieste per superare i vizi di incostituzionalità e permettere comunque che l’articolato normativo potesse essere operativo nelle linee essenziali. Ebbene, rimasi isolato sulla richiesta e passò la linea governativa finalizzata a sospendere l’efficacia della legge.
Leggo ancora che la stessa struttura commissariale della regione a seguito di una visita ispettiva effettuata nel mese di settembre 2012 da un gruppo di esperti al Centro trasfusionale abbia segnalato con una relazione del 10 ottobre 2012 numerosissimi rilievi sul funzionamento del Centro sollecitando “ azioni ed interventi atti a rimuovere le criticità riscontrate “ . Della relazione sono stati informati oltre che i direttori interessati dell’azienda ospedaliera anche la stessa regione Calabria e il Ministero competente.
La vicenda così riassunta, sia pur a grandi linee, necessita di una ulteriore considerazione che, a me pare, non sia stata affrontata nelle polemiche di questi giorni e che tende a superare proprio quelle carenze legislative sulle quali ci si rifugia per allontanare eventuali responsabilità. In questa direzione ,infatti, rileva il Decreto del Presidente della giunta regionale, nella sua qualità di Commissario ad acta per la sanità, n° 81 del 18 giugno 2012 che prevede l’istituzione della Struttura di coordinamento regionale delle attività trasfusionali denominata Centro regionale Sangue.
Tale importante provvedimento , nel richiamare anche l’iter tormentato della legge regionale istitutiva del Centro regionale del sangue , recepisce l’Accordo , nell’ambito della conferenza permanente Stato /Regioni, sulle “Caratteristiche e funzioni delle strutture regionali di coordinamento (SRC) per le attività trasfusionali con l’istituzione della struttura regionale denominata appunto SRC al fine di garantire e assicurare “ il costante perseguimento degli obiettivi di sistema e di garantire livelli omogenei di qualità,sicurezza e appropriatezza delle attività trasfusionali su tutto il territorio regionale”. La struttura regionale (SRC) è stata istituita e il provvedimento n° 81/2012 del Commissario ad acta ne stabilisce, altresì, i compiti assicurando in particolare le funzioni di cui all’allegato 6 dell’accordo stato regioni.
Orbene, fra le funzioni che la SRC deve compiere vi è quella di svolgere la gestione del sistema regionale di emovigilanza, ovvero che i Servizi trasfusionali, le Unità di raccolta e le strutture cui vengono consegnati sangue ed emocomponenti attuino un sistema di rintracciabilità e di notifica degli incidenti gravi lungo tutto il processo dalla donazione alla trasfusione, di coordinare su base regionale l’adeguamento dei sistemi di gestione per la qualità presso i servizi trasfusionali e le loro articolazioni organizzative, nonché presso le Unità di raccolta a gestione associativa, conformemente ai requisiti normativi vigenti.
L’indicazione di alcuni degli innumerevoli compiti spettanti alla nuova Struttura, non ultimo anche quello del coordinamento della rete trasfusionale regionale e sul punto gli ultimi dati evidenziano un saldo negativo nella raccolta di sangue, dopo un decennio di autosufficienza, tanto da essere costretti a rivolgerci ad altre regioni come l’Emilia Romagna, fa sì che gli strumenti legislativi ed operativi non manchino e allora si ripropongono alcune domande sulle quali la famiglia del povero Ruffolo e i cittadini calabresi pretenderebbero delle risposte, ovvero quale sia il grado di operatività e funzionalità raggiunto dalla Struttura di coordinamento regionale istituita da oltre un anno, se abbia ottemperato ai compiti istituzionali ad essa demandati,se, aspetto importantissimo, abbia monitorato i centri trasfusionali regionali e le loro eventuali criticità.
È indubbio, quindi, che la SRC da un lato e il Dipartimento tutela della Salute dall’altro abbiano specifici compiti di controllo e di intervento,quest’ultimo , come si è visto, non attuato. Ma in questo quadro rimane ancora una domanda di fondo e che evidenzia una contraddizione, già denunciata dal Presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza Dott. Eugenio Corcioni : può una struttura regionale operare senza una netta distinzione dei ruoli con la conseguenza che chi effettua una valutazione allo stesso tempo deve applicare i risultati dell’ispezione. Quis custodiet ipsos custodes? direbbero i latini.
Se questi sono i fatti può il Governatore Scopelliti chiamarsi fuori , sotto il profilo politico, da questa vicenda?”