Inchiesta “Eolo”: udienza preliminare, nuovo rinvio a Catanzaro
Per la quarta volta consecutiva - tre in meno di un mese - è slittato, oggi, l'avvio dell'udienza preliminare per otto persone e tre società coinvolte nell'inchiesta denominata "Eolo", connessa al settore dell'energia eolica in Calabria, e in particolare nel filone relativo ad una presunta tangente di due milioni e 400.000 euro che sarebbe stata promessa ed in parte sborsata per la realizzazione del parco eolico "Pitagora" di Isola Capo Rizzuto e per l'adozione da parte della Regione Calabria delle "Linee guida sull'eolico".
Questa volta sono stati difetti nelle notifiche a imporre al giudice, Abigail Mellace, il rinvio dell'udienza - alla data del 5 dicembre prossimo - cui, come già annunciato, chiederanno di costituirsi parte civile le associazioni Legambiente e Wwf, e la Provincia di Crotone. La richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati - politici, imprenditori e funzionari regionali calabresi -, è stata presentata a gennaio dal sostituto procuratore della Repubblica titolare delle indagini, Carlo Villani, che in precedenza aveva già chiesto il processo per accuse che vanno dalla corruzione, all'abuso d'ufficio e falso, per venti persone coinvolte in un'altra tranche investigativa, che ruota attorno ad autorizzazioni rilasciate per la realizzazione di diversi parchi eolici nel Cosentino.
Nel filone d'indagine che oggi avrebbe dovuto essere trattato dal giudice dell'udienza preliminare figurano, tra gli altri, l'ex vice presidente della Giunta regionale di centrosinistra, Nicola Adamo; l'amministratore e socio della Piloma srl, Saigese spa e Loda service, Giancarlo D'Agni, considerato dalla pubblica accusa stretto collaboratore di Adamo; l'imprenditore Mauro Nucaro e l'ex dirigente esterno del settore commercio artigianato ed energia del dipartimento economia della Regione, Carmelo Misiti.
L'inchiesta "Eolo" è stata avviata nel lontano 2006 ed è passata per tre diversi Uffici di procura. Le indagini, infatti, hanno preso le mosse da Paola, da dove il relativo fascicolo di oltre cento faldoni fu poi trasmesso a Cosenza per competenza territoriale, e dove venne poi inviato a Catanzaro poiché i presunti reati sarebbero stati commessi nel capoluogo calabrese. (AGI)