“Gettini di Vitalba” e “Sette Soli” sul Parco archeologico di Capocolonna

Crotone Attualità

Le associazioni culturali crotonesi "Gettini di Vitalba" e "Sette Soli" hanno inviato al Ministero Beni Culturali e ai responsabili degli uffici periferici calabresi, nonché al sindaco di Crotone e al dirigente dell'Urbanistica, una lettera (datata 27 dicembre) che, a distanza di tre mesi dalla prima, chiede conto nuovamente di uno dei cinque interventi in corso nel parco archeologico di Capo Colonna in relazione al progetto SPA 2.4, finanziato con fondi FAS per 2,5 milioni di euro e avviato nel luglio scorso.

"Si tratta - scrivono Linda Monte (per Gettini di vitalba) e Margherita Corrado (per Sette Soli) - della “pavimentazione in cotto riquadrata da lastre in materiale lapideo” che dovrebbe coprire il piazzale antistante la Chiesa di Capo Colonna, estendendosi per circa 30 metri in lunghezza e 15 in larghezza, fino al limite di Casa Morrone, nonostante che gli scavi preliminari condotti da settembre a dicembre, e già frettolosamente ricoperti, abbiano portato alla luce resti di costruzioni monumentali attribuibili ad uno spazio pubblico, forse il foro della colonia romana fondata nel 194 a.C.

A dispetto di questa notevolissima scoperta, taciuta alla stampa e all'opinione pubblica, non sembra che i tecnici coinvolti, pescati per metà negli uffici comunali (con relativi collaboratori esterni) e per metà in quelli della Soprintendenza, intendano rimodulare la progettazione in modo da tener conto e valorizzare le importanti novità emerse. Eppure il cospicuo finanziamento europeo è stato ottenuto da un progetto intitolato "Capo Colonna. Ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica e messa in sicurezza delle strutture archeologiche riportate alla luce".

Più grave ancora, è il fatto che poco distante è già cominciato lo scavo meccanico e mediante trivellazione delle fosse necessarie alla dislocazione dei plinti in cemento armato che, tre per ciascun lato corto, dovranno ancorare al suolo la copertura, lunga circa 18 metri e larga circa 9, con cui si vorrebbero proteggere le due stanze dell'edificio delle terme romane (in latino balneum) del I secolo a.C. dotate di pavimenti a mosaico.

Le Associazioni deplorano la scelta di una soluzione tecnica invasiva e potenzialmente dannosa. Questa impone l'esecuzione di trivellazioni della roccia sia a pochi centimetri dal muro perimetrale Est dei due vani (già realizzate) sia dentro l'edificio stesso (da realizzare). La copertura prevista ha infatti una campata più corta della larghezza del balneum e appena sufficiente a sovrapporsi alle due stanze con pavimentazione musiva, al punto da poterci già figurare che sul versante Nord, il più esposto alle intemperie invernali, il cosiddetto mosaico di Paolo Orsi', prezioso e delicatissimo, scoperto nel 1910 e 'ritrovato' solo nel 2003, sarà raggiunto agevolmente da pioggia e vento nonostante la suddetta copertura.

Paradossalmente, poi, dal momento che il progetto SPA 2.4 non prevede interventi di consolidamento e restauro dei rivestimenti delle pareti e delle pavimentazioni del balneum, deteriorati da dieci anni di esposizione all'aria aperta e mancata manutenzione, è molto probabile che l'installazione della contestata copertura non sarà seguita immediatamente dalla restituzione dei mosaici alla fruibilità pubblica - l'obiettivo dichiarato! -, mentre la copertura stessa deturperà 'anticipatamente' l'edificio termale, sposandosi alla perfezione con la pavimentazione del vicino piazzale, perché entrambe sono concepite come strutture di servizio adatte ad un centro commerciale, ad esempio, non certo ad un parco archeologico.

Le Associazioni esprimono, dunque, viva preoccupazione per l'integrità del balneum, e intendono vigilare (e denunciare) ogni evidenza di deterioramento eventualmente causato da vibrazioni e/o interventi maldestri svolti all'interno dell'edificio termale. Contestualmente, lamentano ancora una volta la colpevole leggerezza di quanti, tra i responsabili della tutela e della valorizzazione di questi luoghi, nonché tra gli amministratori locali, dimenticano che il loro valore sta soprattutto nell'integrità del paesaggio, valore sminuito ogni qualvolta si va ad aggiungervi un elemento moderno non necessario o si compiono, come in questa occasione, scelte tecniche obsolete e inadeguate per raggiungere risultati in sé condivisibili".



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