Capo Colonna, Lanzetta: “Siamo una Regione cemento-dipendente”
“Abbiamo avuto notizia che la dott.ssa Simonetta Bonomi, già Soprintendente ai Beni Archeologici di Reggio Calabria, ha dichiarato che la spianata di cemento che è stata realizzata per coprire il piazzale antistante il Santuario della Madonna di Capocolonna verrà completamente tolta dopo la bellissima e importante festa che si terrà a maggio.” È quanto afferma l'ex ministro Maria Carmela Lanzetta, membro della direzione Nazionale Pd.
“Rappresentata come un “metodo” per salvaguardare i reperti archeologici, - prosegue la Lanzetta - è stata contestata giustamente dalle associazioni “Vitalba” e “Settesoli”, dai cittadini di Crotone, dai rappresentanti calabresi del M5S e dalla sottoscritta che, in qualità di Ministro per gli Affari Regionali, ma anche da cittadina che si è sempre occupata di Beni Culturali, ha manifestato una forte e decisa contrarietà alla soluzione adottata.
Siamo già, purtroppo, - asserisce - una Regione cemento-dipendente, con 3-4 milioni di mc spalmati sul territorio oltre le effettive necessità abitative. Accettare che il cemento debba essere una soluzione da adottare anche per la salvaguardia dei Beni Archeologici è inaccettabile, considerato che, come hanno anche affermato gli Ispettori del Ministero Beni Culturali, ci sono possibilità alternative alla cementificazione.
Siamo sempre stati d’accordo con quanto ha sempre affermato il prof Settis: il Paesaggio e i Beni Culturali non vanno solo considerati “prodotti“ turistico-economici, ma Beni “partecipi alla cosciente elaborazione di una strategia sociale destinata a formare e rafforzare l’identità culturale, i legami di solidarietà, il senso di appartenenza che sono condizioni necessarie di ogni società strutturata”.
Se da una parte la vicenda di Capocolonna non è stata edificante, - dichiara l’ex Ministro - sia per come è stata affrontata da parte delle Istituzioni, sia perché avremmo voluto vedere e sentire una presa di posizione più chiara da parte della politica calabrese e degli intellettuali non conformi alle decisioni univoche di tipo politico-archeologiche; dall’altra, riconoscere che è stato commesso un errore di valutazione da parte degli Enti preposti, rappresenta un punto di partenza positivo per un nuovo modo di affrontare la questione dei beni culturali, in quanto è stato dimostrato che il confronto fra cittadini, associazioni e istituzioni, può dare risultati costruttivi quando si accetta il confronto senza paraocchi culturali e/o partitico-politici, in particolar modo prima che le soluzioni di salvaguardia o di altro genere vengano realizzate.
E soprattutto, - conclude la Lanzetta - affinché ciò avvenga è necessario, come afferma ancora Settis, che i cittadini si rendano conto che “Il degrado di cui stiamo parlando…è una forma di declino complessivo delle regole del vivere comune, reso possibile da indifferenza, leggi contraddittorie - aggirate con disinvoltura -malcostume diffuso e monetizzazione di ogni valore”.”