Sequesto da 6 milioni di euro al clan Crea
La Polizia di Stato, nella mattinata di oggi, ha in corso un’importante operazione finalizzata al sequestro di un ingente patrimonio nei confronti di quelli che sono definiti dagli inquirenti i principali esponenti della cosca di ‘ndrangheta dei “Crea” di Rizziconi, nel reggino.
I provvedimenti di sequestro, emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Rreggio Calabria, hanno interessato svariati terreni e fabbricati, società, conti correnti e titoli Agea. Il tutto per un valore complessivo che ammonterebbe a 6 milioni di euro.
I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE
Gli inquirenti ritengono di aver messo a segno un ulteriore attacco agli interessi criminali della ‘ndrangheta attraverso l’aggressione ai patrimoni considerati come illeciti e nella disponibilità dei principali esponenti della potente e pericolosa cosca che opera nella piana di Gioia Tauro. Sono sei i provvedimenti di sequestro beni emessi dal Tribunale ed originati da altrettante proposte del Questore, effettuate sulla scorta di un’articolata attività di natura patrimoniale effettuata dalla Divisione Anticrimine.
L’attività di oggi sarebbe l’evoluzione naturale delle indagini, condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla DDA reggina, della cosiddetta Operazione “Deus” a conclusione della quale, il 4 giugno del 2014 che portò all’arresto di 16 persone (tra custodia in carcere e domiciliari) accusate di associazione di stampo mafioso, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni e truffe alla Comunità Europea.
Tra i destinatari del provvedimento restrittivo, oltre a Teodoro Crea, 79enne considerato il capo storico della famiglia, e buona parte del suo nucleo familiare, risultano anche altri presunti esponenti di spicco della ‘ndrina (tra cui Antonio Crea, detto “u Malandrinu” e Domenico Crea, 61 anni, detto “Scarpa Lucida”; legati da vincoli di parentela con il capo della consorteria criminale) e tre ex amministratori pubblici del Comune di Rizziconi.
“UNA VERA E PROPRIA ‘SIGNORIA’ SUL TERRITORIO”
In particolare, l’attività investigativa avrebbe evidenziato, secondo la tesi degli investigatori, “l’assoluta egemonia della cosca Crea, esplicata sul territorio come una vera e propria ‘signoria’, sia nell’esercizio delle tradizionali attività criminali che nel totale condizionamento della vita pubblica, tanto da determinare, nel 2011, lo scioglimento del Consiglio Comunale di Rizziconi”.
Inoltre, nel corso delle indagini, sarebbe emerso che Giuseppe Crea (37 anni), nonostante fosse latitante dal 2006, avrebbe falsamente attestato di essere un imprenditore agricolo, procurandosi così un profitto ingiusto consistente nell’erogazione da parte dell’Agea dei contributi comunitari relativi Piano di Sviluppo Rurale, per oltre 180 mila euro. Stesso reato è stato contestato al padre Teodoro Crea, alla madre Clementina Burzì e alla sorella Marinella (per contributi pari a quasi 50 mila euro).
Il sequestro ha interessato svariati beni riconducibili a Teodoro Crea (attualmente sottoposto al regime del 41 bis), i figli Marinella, Giuseppe e Domenico (33), questi ultimi due attualmente latitanti, Antonio Crea (52) detto “u Malandrinu” e Domenico Crea (61) detto “Scarpa Lucida”, al momento detenuti.
Le indagini patrimoniali dimostrerebbero che tutti i soggetti, “in virtù della loro appartenenza al clan mafioso – sostengono gli investigatori - erano riusciti, con il profitto derivante dalla gestione delle attività illecite e avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, ad accumulare un ingente capitale, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, che reinvestivano nell’acquisto di terreni, società e beni immobili, intestati, al fine di eludere la normativa antimafia, ai propri familiari o a soggetti terzi”.
I BENI SEQUESTRATI
I sigilli sono scattati per un edificio di pregio, composto da tre appartamenti e due locali ad uso deposito o garage, dove dimora il presunto boss Teodoro Crea e le famiglie dei figli Giuseppe e Domenico; una villa di pregio; una unità immobiliare composta da due abitazioni e un locale ad uso deposito; un immobile in corso di costruzione; una unità immobiliare composta da tre appartamenti e un locale destinato all’esercizio di attività commerciale; un appartamento; una unità immobiliare composta da due stabili adibiti, rispettivamente, a caseificio e abitazione; sei fabbricati adibiti a stalle; 22 terreni; una impresa attiva nel settore della gastronomia, rosticceria da asporto e conduzione di pub, birrerie, creperie, ristoranti e altro, più il relativo patrimonio aziendale; la quota, pari al 20% del capitale, relativa ad una società di commercio all’ingrosso e al dettaglio di abbigliamento, pelletteria, pellicceria, calzature); conti correnti e titoli Agea.