Clan di Rizziconi, beni per 3 milioni sequestrati al presunto boss Teodoro Crea
La Polizia, nella mattinata di oggi, ha eseguito un altro sequestro di beni a carico di Teodoro Crea, ritenuto dagli investigatori il capo indiscusso dell’omonima cosca di ‘ndrangheta che opera nel territorio di Rizziconi, nel reggino.
Il provvedimento riguarda un’impresa (nel settore della coltivazione di frutti oleosi e agrumi e dell’allevamento di ovini e bovini), elementi presenti nel patrimonio aziendale e i conti correnti. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a 3 milioni di euro.
È questo il terzo sequestro eseguito nei confronti del presunto boss: l’ultimo, in ordine di tempo, è stato quello del 15 giugno scorso che ha riguardato terreni e un fabbricato per un valore che si aggirava intorno ai 300 mila euro. Nell’ambito dell’operazione “feudo”, il 21 maggio, sempre la polizia aveva apposto i sigilli a beni per 6 milioni di euro composti anch’essi da diversi terreni e fabbricati oltre che società, conti correnti e titoli dell’Agea.
Teodoro Crea, 76 anni, è stato coinvolto, nel giugno 2014 nel blitz della mobile reggina che portò all’arresto di 16 persone e tra i cui indagati vi furono anche tre consiglieri comunali di Rizziconi. Le accuse, allora, andavano, a vario titolo, dall’associazione mafiosa, all’estorsione, all’intestazione fittizia di beni e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Il provvedimento ablatorio trae origine da una complessa attività investigativa di natura patrimoniale, svolta dalla Divisione Anticrimine nei confronti della cosca “Crea” e diretta ad accertare l’eventuale illiceità del patrimonio direttamente o indirettamente riconducibile alla stessa. Il Tribunale di Reggio Calabria (Sezione Misure di Prevenzione) ha dunque disposto il sequestro dell’impresa individuale “Burzì Clementina”: le indagini patrimoniali, supportate dalla relazione degli amministratori giudiziari, avrebbero accertato che per l’azienda, intestata alla moglie di Teodoro Crea, “nel corso del tempo - affermano gli investigatori - sono stati sostenuti dei costi di notevole entità, del tutto in contrasto con le risorse economiche dichiarate dal nucleo familiare” del presunto boss di Rizziconi.
(Aggiornata alle 12:15)