Rinascita-Scott, parla Pittelli: “Contro di me massacro mediatico”
"Una campagna di stampa senza precedenti nella storia di questa regione". È quanto ha dichiarato ieri Giancarlo Pittelli, in videocollegamento nel corso dell'udienza del processo Rinascita-Scott nel quale è imputato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Lo stesso non ha esitato a definire un "massacro mediatico" quello portato avanti nei suoi confronti.
Nelle lunghe ore passate a deporre, Pittelli ha ricostruito il suo percorso personale e lavorativo. Dal 1981, quando difese per la prima volta il presunto boss Luigi Mancuso, al 1983, quando si iscrisse per lap rima volta nella massoneria su proposta di un collega avvocato. "A me la massoneria non ha dato mai nulla, né incarichi professionali da enti pubblici regionali, provinciali o comunali" specifica Pittelli, raccontando di aver rifiutato "scranni sicuri" e persino la candidatura - avanzata da Forza Italia - a presidente della Regione Calabria.
"Io non sono mai entrato nella stanza di un magistrato se non per un saluto o una richiesta più che lecita" ha continuato Pittelli, chiedendo anche di ascoltare tutte le intercettazioni di magistrati intercettati nella sua abitazione. Ha ribadito di non aver svolto alcuna pressione a favore della figlia, nè dei suoi cognati, costruttori. Ha poi raccontato di essere rientrato nella massoneria dopo 27 anni, questa volta su sollecitazione di un amico chirurgo.
Nel corso del dibattimento, Pittelli ha anche cercato di spiegare l'origine, secondo lui, del termine "massomafia" e dunque "massomafioso". A detta dell'avvocato, questo sarebbe stato coniato nel 2007 da Luigi De Magistris, all'epoca a capo dell'Inchiesta Poseidone durata ben 12 anni.
Su questo argomento "De Magistris si è fatto quattro campagne elettorali. Ecco dove nasce il mito di Pittelli massomafioso capace di aggiustare i processi" attacca Pittelli, che ne ha anche per i collaboratori di giustuzia che lo accusano direttamente: " È da vergognarsi sentire le parole dei vari Virgiglio e Mantella", quest'ultimo definito "un furbo".
Infine, l'ultimo accento è sulla lettera scritta di suo pugno a Mara Carfagna. "Ho scritto perché dal 19 dicembre 2019 io esisto nei servizi giornalistici che hanno trattato anche argomenti di gossip sulla mia vita privata" ha dichiarato Pittelli. "Si è fatto strame della mia vita, della mia famiglia, di 40 anni di attività professionale. Mi è stata tolta la pelle, sono un uomo per bene e onesto".
Lo stesso non ha nascosto, infine, una certa delusione quando ha ricordato che "Di tutto ciò avrebbe dovuto occuparsi il Parlamento quando Sgarbi nell'estate del 2020 mi venne a trovare nel carcere di Nuoro insieme ad altri deputati".