Agrumi Rosarno: Coldiretti sfida le multinazionali dell’aranciata
Si può scrivere una pagina nuova per l’agrumicoltura da industria a Rosarno e nella Piana di Gioia Tauro. Ne è convinta Coldiretti Calabria che con il presidente Regionale Pietro Molinaro, sollecita, affinchè le multinazionali “dell’aranciata” in particolare la coca-cola, in trasparenza e nel rispetto delle regole commerciali riconoscano alla produzione calabrese il giusto valore, nel rispetto dei valori di eticità, rispetto dei vincoli sociali, a beneficio dei cittadini-consumatori e dell’economia di un territorio. Da oltre un anno e mezzo, continua Molinaro, siamo impegnati a far emergere le contraddizioni di un sistema che mostrava “crepe” da ogni parte. Niente remunerazione per i produttori (0,7 i centesimi pagati per un kg. di arance) con le arance che non vengono raccolte, bassa paga per i lavoratori extracomunitari, chiusura delle industrie di trasformazione: di fatto –prosegue –una situazione economica che ha compromesso anche l’indotto nonché il territorio dal punto di vista ambientale.
Una pagina questa - si legge ancora nella nota di Coldiretti Calabria - che non vogliamo strappare, perché rappresenta il dato di partenza, ma che sicuramente dobbiamo girare, sì, afferma il presidente della Coldiretti Calabria forti anche del sostegno delle associazioni dei consumatori, delle oltre 30 amministrazioni comunali ed altre Istituzioni. Da sempre abbiamo e continuiamo a condannare forme di illegalità, di infiltrazioni e di pratiche commerciali scorrette, prova ne sono i protocolli di intesa firmati con le autorità preposte all’ordine pubblico ed alla sicurezza alimentare dei cittadini. Quell’ombra di razzismo, che lo ribadiamo, non appartiene alla cultura dei calabresi, che, nei secoli e tutt’ora fanno dell’accoglienza e della solidarietà i caratteri distintivi di una regione, deve diradarsi e sparire. Occorre però una fase nuova, matura –oserei dire. Le multinazionali dell’aranciata, non è solo la Coca-Cola -che sicuramente detengono un forte potere, tanto è che riescono a mantenere in vita una legge di oltre 50anni che stabilisce che la percentuale di succo (materia prima) in una bottiglia di aranciata è del 12% che si traduce in un valore di soli 3 centesimi di €uro, non possono sottrarsi adesso ad un accordo con il comune obiettivo di garantire sostenibilità economica alla filiera agrumicola da industria.
Una intesa in tal senso sarebbe una grande novità perché accorcia e razionalizza la filiera e consente di aumentare la competitività del succo di agrumi calabrese favorendo una equa remunerazione al mondo della coltivazione e a dare serenità ad un settore strategico per valore economico e occupazionale in questa area della regione. Da parte nostra prosegue Molinaro offriamo un collaudato strumento contrattuale che garantisca, come diciamo da tempo, la giusta remunerazione del prodotto agricolo un minimo di reddito per l’impresa e che possiamo tradurre in almeno 0,15 centesimi di €uro al kg. per gli agrumi. Questa proposta concreta è fatta ripeto in grande trasparenza, con una analisi dettagliata dei costi standard certificati dagli Istituti preposti. Da questa operazione tutti potrebbero avere il giusto di ritorno di immagine, di valori e di reddito. Ancor di più, in una società sempre più attenta alla eticità delle prassi commerciali, le multinazionali possono trasferire ai cittadini-consumatori a livello internazionale il contributo che viene dato nel rispetto dei principi di tutela delle condizioni di lavoro e dell’ambiente. Insomma -conclude -anche una certificazione etica da spendere su un mercato sempre più esigente ed attento. La sintesi di tutto è nel mettere in una bottiglia di aranciata il valore di almeno 0,6 centesimi di € ,con la firma degli agricoltori calabresi e la soddisfazione dei cittadini consumatori.