‘Ndrangheta: “Minotauro”. Ex sindaco, mi chiesero soldi elezioni

Calabria Cronaca

Una foto che ritrae il sindaco di Ciriè, Francesco Brizio Falletti, all'uscita del municipio il 10 maggio 2011, poco prima di una cena elettorale, con Giorgio Demasi, imputato e ritenuto dagli inquirenti capo del locale di Rivoli: è stata mostrata oggi dal procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, nel corso dell'udienza del processo Minotauro sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nel torinese. Brizio che oggi è stato sentito come testimone ha detto di non ricordarsi di quell'incontro: "Non ricordo quell'incontro - ha risposto alla domanda del procuratore il sindaco di Ciriè - Ciò non significa che non sia avvenuto".

A incontrare Brizio (esponente del Pd) in municipio durante la campagna elettorale per le elezioni comunali erano state quattro persone. ''L'unico che conoscevo - ha spiegato Brizio - mi aveva detto che, durante la cena, mi avrebbe presentato tre persone che avrebbero potuto aiutarmi". Caselli ha poi chiesto a Brizio spiegazioni su un biglietto, consegnato agli investigatori dallo stesso sindaco, in cui compaiono i nomi e i numeri di telefono di alcune persone, tra cui Demasi. “Annotai quei nomi - ha spiegato Brizio - su un foglio di carta in modo non precisissimo. Non li contattai mai neppure telefonicamente”. Il procuratore ha prodotto poi la registrazione di una telefonata tra Demasi e Michelangelo Marando, uno degli uomini presenti all'incontro pre elettorale a Ciriè, in cui il secondo dice di essere stato contattato da Brizio e di avergli risposto: “Stai tranquillo che abbiamo lavorato bene e problemi non ne avrai”. Demasi, a sua volta, risponde a Marando: ''Adesso speriamo che lavorano bene loro''. Brizio ha negato di essere mai stato contattato da esponenti della famiglia Marando.

Trecentocinquantamila euro per organizzare la campagna elettorale le europee del 2009: questa la richiesta fatta fa un "gruppo di calabresi" che si sarebbero fatti avanti per gestire la campagna al candidato Fabrizio Bertot, ex sindaco del Pdl di Rivarolo Canavese (Torino), comune sciolto lo scorso maggio per infiltrazioni mafiose. A rivelarlo è stato lo stesso politico, sentito questa mattina come testimone nel processo 'Minotauro'.

Bertot ha detto di avere rifiutato l'offerta: "Non ero interessato", ha detto. L'ex sindaco ha confermato di essere in contatto con due degli imputati: l'ex segretario comunale di Rivarolo, Antonino Battaglia, e l'imprenditore Giovanni Macrì. "Il sostegno di Battaglia alla mia attività politica - ha raccontato - partì come una cosa scherzosa: visto che ostentava le sue origini, gli chiesi di occuparsi dei calabresi, che sul nostro territorio sono molto presenti e fanno comunità. Fu poi lui a presentarmi Macrì". Bertot ha poi ribadito di non sapere nulla di una richiesta di 20mila euro che, secondo l'accusa, sarebbero stati effettivamente versati da Battaglia al defunto boss torinese Giuseppe Catalano sempre per il sostegno durante le europee 2009.

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