Faida di Platì. Omicidio boss Marando, posizione Trimboli da riesaminare
Si tratta della prima posizione venuta all’esame della Corte di Cassazione rispetto ai sette indagati raggiunti da un’ordinanza cautelare emessa dal Gip distrettuale di Reggio Calabria e per tutti confermata integralmente dal Tribunale del Riesame.
La I sezione penale ha accolto infatti il ricorso dell’avvocato Francesco Lojacono, difensore di Natale Trimboli, al quale viene addebitato il concorso nell’omicidio del cognato, il boss Pasquale Marando, disponendo il rinvio degli atti al Tribunale di Reggio Calabria che dovrà riesaminare la sua posizione.
Le indagini, svolte dal Ros dei Carabinieri e coordinate dalla Dda, che si fondano sui contributi dei collaboratori Rocco Marando, Rocco Varacalli, e del più recente Domenico Agresta, erano partite dalla scomparsa, nel 2002, di Pasquale Marando che, secondo l’accusa, sarebbe stato ucciso dai Trimboli con il placet di Rosario Barbaro, che avrebbe avuto interesse a ridimensionare il ruolo di primo piano raggiunto dalla vittima nello stesso ambiente criminale.
Questo delitto, inoltre, avrebbe avuto come concausa la vendetta nei confronti di Marando: la famiglia Trimboli l’avrebbe ritenuto il responsabile dei precedenti omicidi ai danni dei fratelli Rosario e Antonio Giuseppe Trimboli, e del loro cugino Saverio Trimboli, i cui corpi non sono mai stati ritrovati, così come quello di Pasquale Marado.
Per l’assassinio di quest’ultimo vennero arrestati Saverio Trimboli, considerato il presunto esecutore materiale, il fratello Natale, i cugini Domenico e Rocco (il delitto sarebbe stato commesso nell’abitazione di quest’ultimo), e Rosario Barbaro.
L’omicidio dei tre Trimboli viene attribuito, invece, su mandato di Pasquale Marando, al presunto boss di Ciminà Antonio Spagnolo, a Bruno Polito e a Rosario Marando, ma l’arresto di quest’ultimo, anch’esso assistito da Lojacono, non è fu convalidato dal Gip di Roma, e non è stato più disposto dal competente collega reggino.
La Corte di Cassazione, nei prossimi mesi, dovrà pronunciarsi anche sulle posizioni di tutti altri indagati raggiunti dal provvedimento restrittivo e confermato in sede di riesame.