Dacci una zampa “Contro il silenzio dell’amministrazione parte la campagna”
"Se un problema non viene affrontato non esiste. Se una criticità non si rende manifesta si può ignorare. Sotto la coltre del silenzio, Reggio Calabria per anni ha seppellito tutti i suoi scheletri più imbarazzanti, i problemi più radicati, le verità più nascoste, ma a farne le spese è sempre stato chi ci abita, uomo o animale che sia. “Noi – dicono da Dacci una zampa - ci siamo stancati di assistere impotenti a chi preferisce ignorare i problemi piuttosto che affrontarli, per questo abbiamo deciso di occupare il canile di Mortara di Pellaro. Il problema randagismo a Reggio Calabria esiste, è storico e radicato. Esiste anche una struttura di proprietà comunale che se sfruttata a dovere, potrebbe aiutare a risolverlo. Esiste persino un gruppo di persone che ha dimostrato nei fatti di poterlo fare. Ma la risposta delle istituzioni è stata solo silenzio”. A quattordici giorni dall’inizio dell’occupazione del canile di Mortara di Pellaro, forti di numeri che testimoniano un rotondo successo dell’iniziativa – oltre sessanta cani recuperati, quattordici già affidati in adozione nel giro di due settimane, altri sei in procinto di partire per i Nord Italia, eserciti di nuovi volontari, centinaia di euro in donazioni, iniziative di appoggio, raccolta fondi e materiale promosse spontaneamente da negozianti e gestori di locali – i volontari di Dacci una zampa hanno deciso di rompere la cappa di silenzio sotto cui l’amministrazione comunale ha tentato di seppellire l’iniziativa, facendo appello alla città. “Da tempo siamo costretti a supplire alla latenza delle istituzioni, recuperando e avviando all’adozione centinaia di cani che altrimenti sarebbero stati destinati alla strada e probabilmente alla morte. Sono passati gli anni, sono cambiate le amministrazioni ma il fenomeno randagismo a Reggio Calabria è rimasto un taboo. Nessuna politica di prevenzione, nessuna campagna di sterilizzazione, zero lavoro sul territorio, nessuna struttura municipale per accogliere animali eventualmente recuperati da associazioni o privati cittadini. Noi adesso stiamo cercando di dare una risposta concreta a un problema concreto, dimostrando nei fatti come basti poco per dare alla città le risposte che da troppo tempo attende anche in merito alla questione randagismo. Ma abbiamo bisogno dei reggini perché chi è chiamato ad amministrare questa città si decida infine ad affrontare il problema”. Per questo – spiegano dall’associazione – da oggi partirà una campagna di comunicazione e sensibilizzazione rivolta alla città, ai reggini “che da subito sono stati il nostro unico, vero, reale interlocutore”. Da quando l’occupazione del canile è iniziata, la città – fanno sapere i volontari – “ha risposto con uno slancio incredibile in termini di appoggio, solidarietà e sostegno concreti, grazie al quale oggi possiamo dire che una struttura costruita per la città sta dando risposte alla città e a chi ci abita. Ma per l’amministrazione comunale continuiamo ad essere invisibili. I nostri appelli cadono nel vuoto. Le nostre istanze di affidamento provvisorio della struttura senza risposta. Noi vogliamo dimostrare ai commissari che Reggio c’è, è con noi e rivendica il diritto a veder funzionare una struttura pagata con fondi pubblici, piuttosto che vederli dilapidare in miopi convenzioni con strutture private, il più delle volte inadeguate”. Per questo – dicono da Dacci una zampa – “chiediamo a chiunque sostenga la nostra iniziativa di aderire alla campagna, inviandoci una propria foto al profilo facebook #occupycanile o alla mail Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. . Noi applicheremo una maschera grafica per testimoniare l’adesione della nostra campagna e poi toccherà a voi farla girare o metterla come foto profilo”. Questa – spiegano dall’associazione – è solo una prima iniziativa, ma serve per “dare un volto a chi ha deciso di impegnarsi in prima persona per risolvere i problemi di questa città, di urlare per rompere la cappa di silenzio, di dimostrare con azioni concrete che un diritto non è un favore ma che si può e si deve rivendicare”. E per affermare che per i cani di Mortara sono in tanti a dire “io ci metto la faccia”.