Inchiesta grandi opere, indagato manager reggino
C’è anche Angelo Caridi, manager di lungo corso adesso all’Eni, nell’inchiesta della Procura di Firenze su grandi opere e tangenti. Il nome dell’imprenditore reggino sarebbe legato a Stefano Perotti, arrestato nell’ambito delle indagini. Caridi sarebbe indagato a piede libero per il reato di mediazione illecita in concorso con lo stesso Perotti e con Franco Cavallo, alias “Zio Frank”, considerato dagli inquirenti come l’uomo di Maurizio Lupi.
Lo scorso ottobre Caridi era rimasto coinvolto in un’inchiesta della magistratura, per la presunta sottrazione di due milioni di euro che sarebbero poi confluiti in un presunto fondo nero dell’Eni.
Con l’Anas Stefano Perotti avrebbe ottenuto tre incarichi di direzione sulla Salerno-Reggio Calabria, compreso il macro-lotto del viadotto Italia, quello crollato. E poi la tangenziale di Como. Perotti ha diretto anche i lavori di un’altra grande opera assai discussa: la tratta T3 della metro C di Roma dove aveva soffiato il posto al precedente direttore Enrico Molinari. La T3 va da San Giovanni a Piazza Venezia e ora vorrebbero prolungarla addirittura fino a Vigna Clara. Sono già aperti quattro cantieri: via Sannio, Amba Aradam, Celio e intorno al Colosseo sulla collina Velia e sotto il tempio di Massenzio. Spesa prevista: 6 miliardi di euro.
La Procura di Firenze ha infatti aperto un’inchiesta su un sistema di tangenti che ruoterebbero attorno agli appalti pubblici e che riguarderebbero tante opere pubbliche in tutta Italia. Perotti, grazie alle sue presunte conoscenze all’interno del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, avrebbe ottenuto l’incarico di progettare numerosi lavori. E a fargli ottenere quell’incarico, secondo la Procura, sarebbe stato proprio l’ingegnere reggino, direttore generale della divisione Marketing di Eni.
Nelle intercettazioni sarebbero spuntati i nomi di due parlamentari: Enza Bruno Bossio e Antonio Gentile. I deputati non risultano tra gli indagati.