Fase 2. Conte ‘bacchetta’ le Regioni: riaperture ‘organizzate’, no a scelte imprudenti di enti locali
Non si è fatta attendere la risposta del Governo alle scelte adottate da alcuni governatori, come nel caso dell’ultima ordinanza della presidente Jole Santelli, che ieri sera ha di fatto anticipato ag oggi in Calabria le misure dell’esecutivo (QUI) per riavviare, dal prossimo 4 marzo, la graduale riapertura delle attività economiche di tutto il paese.
È stato lo stesso Giuseppe Conte - seppur non riferendosi solo e specificatamente alle scelte della nostra regione - durante la sua informativa alla Camera dei Deputati, a spiegare le ragioni del Governo nel proporre invece un piano organizzato e definito “attendo alle differenziazioni geografiche” per quanto riguarda l’allentamento delle misure di contrasto al Covid19.
Un piano, ha ribadito il premier, che è basato su precisi presupposti che consentano un monitoraggio efficace e sotto controllo della curva epidemiologica - e qui l’affondo alle Regioni “auto decisioniste” - “non già quindi … rimesso ad iniziative” di singoli enti locali che ha etichettato come “improvvide”, annunciando che se queste dovessero presentarsi “meno restrittive” di quelle del governo, quindi “in contrasto con le norme nazionali”, sarebbero da “considerarsi a tutti gli effetti illegittime”.
Nel suo lungo intervento Conte ha ancora sottolineato la costante collaborazione del Governo, durante la fase emergenziale, con e tutti gli enti locali.
“Il governo - ha affermato - ha sempre compreso la gravità del momento e proprio per questo non ha mia inteso procedere per via estemporanea, improvvisata, né tantomeno solitaria. Le misure fin qui adoperate sono il frutto di un’attenta considerazione di tutti i valori coinvolti; di un accurato bilanciamento di tutti gli interessi, buona parte dei quali di rango Costituzionale”.
Conte ha evidenziato ai parlamentari come tutte le misure finora assunte, inoltre, siano state “adottate all’esito di una interlocuzione ampia, condivisa con gli altri membri del governo ma anche con i capi delegazione che rappresentano le forze di maggioranza; con le parti sociali e con i rappresentanti degli enti territoriali più volte riuniti anche in una cabina di regia che ha coinvolto Regioni, Province, Comuni … ed a cui io stesso ho preso parte”.
Il premier ha così spiegato che dalle relazioni del Comitato scientifico emergerebbe che una eventuale apertura di tutte le attività al 4 maggio, così come anche delle scuole, ovvero un interruzione completa del cosiddetto lockdown, porterebbe ad un “incremento esponenziale” ed “incontrollato” dei contagi, rischiando entro la fine dell’anno di arrivare ad una saturazione delle terapie intensive italiane, che attualmente contano su circa 9 mila posti letto.
Una eventualità questa che - sempre secondo le analisi - avrebbe come conseguenza delle situazioni economiche ancora peggiori di quelle attuali.
“Ne consegue quindi che il principio di precauzione, che non abbiamo inventato noi - ha ribadito Conte - deve guidarci anche in questa fase. Il contenimento cauto e attendo del contagio è in primo luogo una misura giusta e necessaria per garantire la nostra salute e dei cittadini” oltre a rappresentare il principale strumento al momento a disposizione “per far ripartire al meglio la nostra economia, senza dolore e forse anche irrimediabili battute d’arresto per il futuro”.
Insomma, la data del 4 marzo è un primo passo - “necessario” e “fondamentale” l’ha definito il premier - per iniziare un cammino “verso una vita serena” sebbene sempre in convivenza con il virus: “siamo ancora dentro alla pandemia”, ha sottolineato infatti Conte.