Francesco Azzarà racconta la sua prigionia
'”Mi facevano spostare sempre ma in questi quattro mesi ho allacciato anche una sorta di legame con le persone con cui stavo, per quanto ci fossero difficoltà di comprensione. Ricordo che in una famiglia c'era un bambino di dieci anni, lui ha insegnato a me i numeri in arabo fino a dieci e io li ho insegnati a lui”. Lo ha raccontato Francesco Azzarà, parlando del periodo della sua prigionia in Sudan. Il volontario di Emergency ieri ha trascorso la sua giornata a Motta San Giovanni, ricevendo decine di telefonate e visite nella casa dei suoi genitori. E' tornato a ripetere che i sequestratori lo hanno trattato bene. ''Mi chiedevano di cosa avessi bisogno, nei limiti delle loro possibilità - ha detto - Mi hanno fatto mangiare anche la pasta che loro chiamano maccheroni. Ma ora finalmente li ho mangiati veri, fatti in casa. Li ho anche sognati, a volte''. All’arrivo all’aeroporto di Reggio è apparso molto sorpreso per la grande mobilitazione nei suoi confronti.