La Cgil per un “fronte unitario” contro le trivellazioni nello Ionio
"Mentre l’U.E. dà indicazioni nette e perentorie nella strategia conosciuta come “Europa 2020”, affermando di voler sostenere la transizione verso una economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori ed a ciò vincola anche gli obiettivi per la programmazione dei fondi 2014-2020, il nostro Paese declina in maniera assurda ed anomala questa strategia consentendo o apprestandosi a consentire trivellazioni alla ricerca di petrolio, di gas in aree come il golfo di Taranto e lo Ionio Calabrese, già fortemente segnate da gravi problemi ambientali, in assenza di alcun interesse pubblico e di rispetto del bene comune, a solo vantaggio delle multinazionali candidate". E' quanto sostiene in una nota la Cgil calabrese.
"La verità - continua la nota - è che la strategia energetica nazionale (SEN) lungi dall’essere un vero piano energetico nazionale, individua in molte aree del Mezzogiorno e della Calabria i luoghi per uno sfruttamento inaccettabile, affastellando diverse cose e rinunciando a quella pianificazione richiesta e necessaria sulla impiantistica e le reti, veri nodi irrisolti, nonché trascurando di sostenere la ricerca e l'innovazione tecnologica indispensabile per uscire dalla dipendenza dalle fonti fossili. Tale ipotesi è ancora di più anomala ed inaccettabile dal punto di vista delle popolazioni meridionali e Calabresi che in materia di produzione energetica, non solo da fonti rinnovabili, hanno offerto ed offrono le migliori performance produttive dell’intero Paese, in molti casi senza un reale beneficio ne economico ne sociale per il territorio, le imprese, i lavoratori ed i cittadini residenti.
A tal proposito basta leggere i dati sulla produzione energetica della nostra Regione per constatare che la Calabria, ad esempio con le fonti rinnovabili, già pagando costi altissimi in materia di impatto ambientale, è in netto vantaggio, quasi il doppio – nel 2010 il 29% a fronte del 16,7% - rispetto alla media nazionale. Dovessero essere autorizzate le trivellazioni sarebbe oltremodo negativo l’impatto su settori strategici e fondamentali come il turismo, la pesca, l’itticoltura, meritevoli questi si di incentivi e sostegno anche per il loro forte impatto occupazionale, nonché di imprevedibile misurazione sui fenomeni di erosione costiera, squilibrio dell’ ecosistema marino e quant’altro.
Per queste ragioni la CGIL Calabrese chiede al Governo nazionale di sospendere ogni autorizzazione in ipotesi e di convocare immediatamente un tavolo nazionale di confronto Istituzionale, sociale ed economico tenendo conto delle forti e condivise contrarietà già manifestate dal sistema Istituzionale locale e dalle forze sociali. Al Presidente Scopelliti chiediamo la convocazione urgente di una riunione di Giunta aperta alle parti economico, sociali, istituzionali interessate, nella quale, partendo dal valore dell’odg n.97 votato all’unanimità dal Consiglio Regionale, affronti il tema della strategia energetica regionale dentro un quadro di nuova pianificazione energetica, ambientale ed industriale, da troppo tempo rivendicata e disattesa, per raccordarla al servizio di una prospettiva di crescita dell’economia regionale nel rispetto e nella salvaguardia delle sue risorse naturali e paesaggistiche, coerente con un modello di sviluppo sostenibile e durevole.
La CGIL Calabrese - conclude la nota - sarà al fianco delle popolazioni interessate e protagonista nella costruzione di un ampio “fronte unitario” per dare alla regione una prospettiva di crescita economica salvaguardando le risorse territoriali, tutelando il lavoro, accrescendo la coesione sociale e farà vivere tali tematiche già nella manifestazione nazionale unitaria di Sabato a Roma".