Processo Reale 6: confermata in Appello la condanna per Santi Zappalà

Reggio Calabria Cronaca
Santi Zappalà

Quattro anni e tre mesi di reclusione per Santi Zappalà (58 anni). La Corte d'Appello di Reggio Calabria ha confermato ieri la condanna a carico dell’ex consigliere regionale, nell’ambito del processo “Reale 6”, celebrato in primo grado col rito abbreviato e concluso nel maggio del 2016.

Confermate anche le sentenze per Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva e Antonio Pelle (4 anni ciascuno) mentre sono sono usciti assolti, invece, Domenico Arena e Vincenzo Pesce per non aver commesso il fatto (in primo grado gli erano stati inflitti rispettivamente 5 anni di reclusione).

Zappalà - ex Sindaco di Bagnara Calabra oltre che Consigliere della Provincia di Reggio e consigliere regionale - fu arrestato il 29 aprile del 2015 (LEGGI). Al centro dell’indagine un presunto scambio elettorale. La tesi era che vi sarebbe stato un accordo con la cosca Pelle di San Luca per ottenere voti in occasione delle consultazioni regionali del 2010.

Nell’agosto del 2016, poi, finirono in manette Domenico Arena (64 anni), Vincenzo Pesce (59) e Francesco Strangio (64). All’arresto si arrivò grazie agli approfondimenti investigativi eseguiti nell’ambito dell’indagine Reale (LEGGI).

In arresto, allora, anche Giuseppe, Sebastiano e Antonio Pelle (rispettivamente di 78, 47 e 32 anni), ritenuti esponenti dei “Gambazza”, e Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva (41), considerato invece come il collegamento tra il presunto boss Giuseppe Pelle e lo stesso Zappalà.

La tesi degli inquirenti era che alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria l’ex consigliere, candidato col PdL nella coalizione a favore di Peppe Scopelliti, avrebbe stretto un patto corruttivo con esponenti dei Pelle per ottenere un consistente pacchetto di voti in cambio di “vantaggi”, tra cui quello di una corsia preferenziale per le imprese di riferimento del clan nel settore dei lavori pubblici.

Zappalà, sempre secondo gli investigatori, avrebbe anche pagato 400 mila euro ai Pelle, ai Pesce di Rosarno e agli Strangio di San Luca per garantirsi i voti. Fu poi eletto con 11mila preferenze.

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