I lavoratori Eta in cassaintegrazione sollecitano il gruppo Marcegaglia
"Sono trascorsi ormai due mesi da quando il Prefetto Panico ha presieduto il tavolo della trattativa con Maurizio Dottino,direttore Risorse Umane del gruppo Marcegaglia e Roberto Gravaglia, amministratore delegato dell’E.T.A. spa di Cutro di proprietà dello stesso Gruppo, nel tentativo di dare il via in tempi brevi ai lavori di interventi di ristrutturazione dell’azienda cutrese, necessari per accedere al nuovo sistema incentivante dei certificati verdi." Comunicano i Lavoratori Eta di Cutro in Cassaintegrazione del Gruppo Marcegaglia "Quello dello scorso 19 settembre è stato un tavolo molto partecipato al quale nessun sindacato, nessun politico e nessuna istituzione ha voluto far registrare la sua assenza, con tanto di assunzioni di responsabilità da parte di tutti. Il clamore che si era creato intorno alla vicenda, che ha varcato anche i confini della propria regione, infatti imponeva a tutti gli attori di cavalcare la scena per ritagliarsi un ruolo da protagonista.
L’iniziativa dei dipendenti di ETA di salire sulla ciminiera dello stabilimento e di occupare la fabbrica obbligava quanti coinvolti a vario titolo nella vicenda a stare dietro agli eventi.
Nel corso di questi due mesi però, probabilmente, tutti i personaggi coinvolti hanno dimenticato di studiare bene il copione e di capire che ruolo giocare per arrivare nel più breve tempo possibile a ridare la scena agli attori veri di questa tragedia, ai protagonisti, ovvero ai lavoratori di ETA e alle loro famiglie.
Si, perché se questa tragedia si è fermata al primo atto è perché gli impegni assunti in quell’importante riunione sono stati disattesi. Questo sarà sfuggito ai più, ma non è certamente sfuggito ai lavoratori di Eta, che non hanno intenzione di lasciar calare il sipario sulla vicenda senza aver fatto tutto il possibile per portarla a frutto. E il frutto, il risultato, per i dipendenti cutresi non è certo la concessione della cassa integrazione, come qualche sindacato esulta, ma il lavoro, il ritorno all’attività e alla produzione di un’azienda che, è bene sottolinearlo, è altamente positiva. - Continua la nota - È chiaro in questo scenario che la preoccupazione dei lavoratori e delle famiglie aumenta, soprattutto col passare del tempo, e soprattutto a causa della negligenza dei responsabili locali dell’Azienda che ha consegnato in Prefettura la documentazione che necessitava per avere il parere relativo ai fornitori con un mese di ritardo rispetto al previsto. I ritardi così si accumulano e anche la Regione Calabria, dall’acquisizione dei pareri propedeutici alla concessione delle autorizzazioni all’azienda, fa sapere di non poter procedere prima di gennaio o febbraio prossimi. Se si considera inoltre che il termine fissato per attingere ai certificati verdi è dicembre 2012, allora sicuramente non c’è da star tranquilli, soprattutto in considerazione del fatto che in azienda non ci sono ordini in corso, né attività di manutenzione ordinaria, ma solo il presidio della portineria.
A questo punto si impone un confronto con Biomasse Italia S.P.A., che opera allo stesso modo nella provincia di Crotone: Biomasse Italia S.P.A., così come tutte le altre aziende del genere in Italia, hanno già revampato o stanno revampando. E per procedere col revamping la documentazione occorrente è uguale per tutti! Biomasse Italia però procede anche col rischio d’impresa, il Gruppo Marcegaglia invece non procede in assenza di garanzie precise. Senza contare che per la nascita dell’ETA di Cutro la proprietà ha ottenuto un contributo di 55 miliardi di vecchie lire perché l’investimento ricadeva nella zona del contratto d’area. Come dire, così è facile fare gli imprenditori!
Paradossalmente poi il Gruppo Marcegaglia fa nascere a Manfredonia, in Puglia, una centrale gemella a quella di Cutro (anch’essa ETA spa) dove vanno impiegate esattamente le stesse professionalità che operavano a Cutro prima della cassa integrazione. E appare illogico che l’Azienda preferisca procedere con nuove assunzioni in Puglia, costringendo alla cassa integrazione i lavoratori calabresi, che avrebbero invece potuto essere impiegati nella nuova centrale di Manfredonia in attesa che a Cutro venisse fatto il revamping della centrale, per i quale, è il caso di ricordarlo, occorrono appena 90 giorni. - Concludono i dipendenti - In questo scenario scoraggiante in cui i politici si sono dileguati dopo i giorni delle telecamere accese sulla ciminiera, dove le istituzioni non riescono a superare le loro lungaggini neanche per situazioni di … somma urgenza, dove i sindacati appaiono inadeguati a gestire la vertenza forse perché davanti al Gruppo Marcegaglia si ha un po’ di timore riverenziale, aumenta invece la determinazione dei lavoratori, non rassegnati a subire in maniera passiva gli eventi ma determinati ad intraprendere altre iniziative autonome, anche più eclatanti dell’occupazione della ciminiera, se i riflettori non si riaccenderanno presto sul caso ETA spa di Cutro, che certamente non vuole essere annoverata tra le tante vertenze del nostro territorio che hanno avuto purtroppo un esito negativo, ma vuole rappresentare la speranza e soprattutto la certezza di un territorio che pur in un momento difficile è in grado di rinascere e di contribuire allo sviluppo della società crotonese."