Chiusura Tribunale Rossano: appello dell’avvocato Catalano
L’avvocato Pasquale Catalano, del Foro di Rossano, ha scritto, una lettera aperta, al Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, per chiedere il suo prezioso intervento istituzionale per evitare la chiusura del Palazzo di Giustizia rossanese. “Chiedo venia e comprensione – si legge nella missiva – se oso rivolgermi alla vostra autorevole persona per una problematica che, sicuramente, è a conoscenza dei vostri uffici, ma che necessità di una sicura ed obbiettiva disamina vista l’imminenza della presentazione del decreto da parte del Ministro della Giustizia. Vorrei che lei si senta investito della responsabilità di un dramma che, purtroppo, affligge e, allo stesso tempo, lacererà il tessuto economico, politico e sociale del vasto comprensorio jonico-cosentino che fa capo alla giurisdizione del Tribunale di Rossano.
È da tempo, ormai, che il lento processo di impoverimento delle risorse e dei presidi presenti sul nostro territorio sta ultimando le sue fasi di distruzione. Si pensi alla totale mancanza di offerta di trasporto ferroviario lungo la dorsale jonica-cosentina; all’ormai inesistente servizio ferroviario caratterizzato da una rete a un solo binario, non elettrizzato e dalla mancanza di tratte dirette per Cosenza, salva la sopravvivenza di pochissime corse che hanno lasciato posto a corse sostitutive di pullman che non garantiscono lo stesso livello di celerità e qualità pari a quella offerta dai treni (del nord) su una strada già di per sé intasata e precaria (la SS 106 ionica), il cui elevato tasso di mortalità annuo, ne fanno la quarta strada in Italia per incidenti e per numero di morti, ricevendo, così, il triste battesimo di “Strada della Morte.” La non condivisibile decisione del Ministro Severino e dei parlamentari che hanno permesso il varo legislativo, di accorpare il nostro Tribunale che, quest'anno, festeggerebbe i 150 anni dalla sua fondazione e che vanta una tradizione storico-giuridica rinomata ed indiscutibile, al servizio del Tribunale di Castrovillari, determina l’inevitabile abbandono e isolamento dell’intera fascia jonica-cosentina che resta, così, priva di qualsiasi tutela istituzionale e legale in un grande tratto di oltre 240 Km che va da Crotone a Taranto.
Appare ingiusto ed inopportuno, del resto, sacrificare un così importante e valevole presidio accorpandolo a quello di Castrovillari, di più recente istituzione, posto per giunta in un paese al confine con la Basilicata e a ridosso dei monti del Pollino, con poco più di 17mila abitanti, distante da Rossano oltre 75 Km, ma ancor più distante dai paesi interni e periferici del circondario di Rossano (i cui cittadini saranno costretti ad impiegare dalle due alle tre ore, per raggiungere tale località con l’unico mezzo di trasporto che è l’auto), in una condizione di totale assenza di mezzi pubblici, di non adeguate arterie di collegamento stradale, di servizio ferroviario, di disagi che le distanze e la quantità di tempo necessaria ad attraversarle richiederanno, quotidianamente, ai professionisti ed agli utenti tutti. Non può, inoltre, non considerarsi che la fascia jonica-cosentina detiene un primato di cui, purtroppo, non andar fieri; “primato”, quello dell’organizzazione criminale calabrese. Sono proprio il litorale ionico e l’area dell’alto cosentino a costituire nella provincia l’area territoriale dove la ’ndrangheta vanta il più antico radicamento. Appare utile, a questo punto, segnalare come la presenza sul territorio, in questione, di una casa circondariale di reclusione, Istituto che ospita la sezione detentiva per terrorismo internazionale, in caso di soppressione e/o accorpamento del vicino Tribunale di Rossano, non può che avere ripercussioni tangibili sulla gestione della crescita della popolazione detenuta.
Del resto non può non considerarsi che l’attività di traduzione dei detenuti, la quale comporta un grande impiego delle risorse finanziarie statali, incide maggiormente e in termini negativi laddove l’istituto di detenzione sia posto a distanze chilometriche dalla sede giudiziaria in cui l’atto istruttorio deve svolgersi. E’ ormai opportuno, prima che sia troppo tardi, comprendere la portata devastante della soppressione del Tribunale di Rossano e fermare questo processo di abbandono delle istituzioni di questa parte di territorio. Un Tribunale che ha un costo di gestione annuo di poco meno di 500mila euro, quasi quanto spende l’apparato statale per pagare un dirigente di alto livello o due parlamentari, mentre il costo degli spostamenti da Rossano a Castrovillari (che ha quasi la stessa distanza di Cosenza) per l’utenza (avvocati, professionisti e CTU, parti processuali e testimoni, forze dell’Ordine ecc.) sarebbe di oltre 13 milioni di euro annui. E’ evidente che il comprensorio del Tribunale di Rossano, ovvero i cittadini della fascia ionica cosentina, subirebbero assurdi ed incomprensibili disagi ed oneri che uno stato civile e democratico, come quello italiano che si definisce tale, non può e non deve assolutamente consentire. Uno stato democratico deve affrontare e risolvere il problema con atti concreti ed efficaci, in casi del genere, ma non può pensare di risolvere una situazione deficitaria tagliando o sopprimendo un importante ufficio.
In conclusione, illustre e saggio Presidente, se la ridefinizione delle circoscrizioni giudiziarie è stata annunciata come improrogabile esigenza di razionalizzazione della spesa pubblica, bisognerebbe invitare quanti lo abbiano annunciato ad attraversare l’Italia e raggiungere la nostra Regione ed il nostro territorio, al fine di affrontare i gravosi oneri e disagi che impediranno di accedere velocemente alla giustizia ed agli altri servizi; di percorrere, con le proprie auto, l’unica e purtroppo “maledetta” arteria stradale di collegamento (SS 106) con il mondo modernizzato; di percorrere le distanze che separeranno il comprensorio rossanese dalla nuova sede di giustizia sui “confortevoli” vagoni di quel che resta dei “puntualissimi” treni locali o sui “rapidi” e “ben collegati” pullman di linea; di vestire i panni dei professionisti che, dopo anni di sacrifici e investimenti vari, si vedranno costretti a trasferirsi altrove, per ridurre le inesorabili maggiorazioni di spese e per poter garantire il futuro che avevano prospettato per i propri figli; di osservare inerti il fenomeno della fuga dei giovani e l’immagine dell’amara disillusione di quanti, ingenuamente fiduciosi nelle prospettive future, abbiano preferito ritornare nella propria terra dopo il completamento degli studi universitari; e in ultimo, ma non per minor importanza, bisognerebbe invitarli ad attraversare le strade del circondario di Rossano e ad acconsentire di porsi, come tutti i suoi cittadini, spettatori passivi del lento impoverimento che, ormai, interessa i servizi e le risorse di questa martoriata terra. Da qui il mio accorato e disperato invito ad inviare immediatamente dei tecnici a verificare che quanto da me detto corrisponda a realtà e sarò ben lieto di accompagnarli in questo vasto territorio. In attesa di un Vostro fattivo e positivo riscontro, rendendomi disponibile anche per un’audizione presso il Quirinale, anche alla presenza del Ministro Severino, porgo i miei più doverosi Ossequi."
Con questo accorato appello, dunque, si chiude la missiva dell’avvocato Pasquale Catalano, inviata al Presidente delle Repubblica, il quale si auspica che la massima carica dello Stato possa farsi carico delle problematiche che vi sono nel territorio e, allo stesso tempo, possa intervenire nei due rami del Parlamento italiano per evitare la chiusura del tribunale di Rossano, dopo 150 anni (1862-2012) di piena attività, operante in una vasta area, la Sibaritide, dove si registrano, ad oggi, dati allarmanti in diversi contesti. I cittadini dell’intera fascia jonica cosentina chiedono, a gran voce, al Governo centrale, oltre ai diversi esponenti politici regionali e nazionali, che possa essere garantita la sicurezza e la legalità in un territorio già martoriato, negli anni, da numerosi problemi.