‘Ndrangheta: il 15 riesame per parroco del vibonese indagato
Si terrà il 15 gennaio l'udienza davanti al tribunale del riesame di Catanzaro per discutere il ricorso presentato dalla difesa di Salvatore Santaguida, ex parroco di Stefanaconi (Vibo Valentia), indagato per associazione per delinquere di stampo mafioso insieme all'ex comandante della stazione dei carabinieri di Sant'Onofrio, il maresciallo Sebastiano Cannizzaro, nell'ambito dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro contro la cosca Patania. - Lo scrive l'Agi - La difesa del sacerdote, che la Curia ha allontanato dalla parrocchia in via "precauzionale", chiede al tribunale catanzarese che don Santaguida possa riavere tutto quanto gli è stato sequestrato nel corso delle perquisizioni effettuate l'11 dicembre scorso.
Materiale che comprende anche atti processuali riguardanti i Patania e che, secondo quanto emerso all'epoca delle perquisizioni disposte dalla Dda, sarebbe di altissimo valore investigativo, comprovando la tesi accusatoria delineata dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, e dal sostituto procuratore Simona Rossi, secondo la quale il prete, proprio come il maresciallo - sospeso dal servizio dal maggio scorso -, avrebbe favorito la criminalità organizzata, puntualmente informata delle indagini in corso. Don Salvatore, sempre stando alle accuse, sarebbe stato il parroco di fiducia della cosca vibonese e la cosa emergerebbe dai verbali dei pentiti Loredana Patania, Daniele Bono e Vasvi Beluli, secondo i quali il sacerdote sarebbe stato a conoscenza anche di un agguato "in corso di programmazione".
Tanto emerge dall'inchiesta nell'ambito della quale, nei giorni scorsi, i carabinieri di Sant'Onofrio hanno terminato di inviare alla Dda tutto il materiale investigativo che, secondo le accuse, il maresciallo Cannizzaro avrebbe omesso di trasmettere ai magistrati, che nel decreto di perquisizione hanno scritto di "una serie di informazioni di indubbio rilievo investigativo, tra cui un tracciato gps attestante il verosimile coinvolgimento, nella faida, all'epoca ancora in corso, di esponenti apicali della cosca Mancuso".