Vibo Marina, Eni: tavolo tecnico in Prefettura
Si tinge di tinte sempre più fosche la vertenza che vede al centro della querelle politico istituzionale, il deposito Eni di Vibo Marina, prossimo alla chiusura se entro il 31 Dicembre come disposto dal sindaco di Vibo Valentia, Nicola D’Agostino, l’azienda petrolifera non procederà alla de localizzazione dello stabilimento. Dopo il secco no dell’Eni in merito a questa decisione , la palla è passata all’Autorità di bacino Regionale che nel corso dell’ultimo incontro che si è svolto in Prefettura ha parlato di soluzioni che potrebbero ovviare alla delocalizzazione. Il principale problema da affrontare infatti è caratterizzato dall’ordinanza 61, firmata subito dopo l’alluvione delle marinate nel 2006 dall’ex presidente della regione Agazio Loiero che impone la delocalizzazione dei siti ubicati in zone ad alto rischio idrogeologico, e l’Eni rientra proprio fra questi. La soluzione avanzata dall’autorità di bacino, l’ing Salvatore Siviglia, sarebbe proprio quella di intervenire mettendo in sicurezza l’area, partendo dai corsi d’acqua ritenuti più pericolosi e salvaguardando così sia le case che imperversano in quelle zone sia i siti industriali a rischio. Così facendo, ha spiegato l’ordinanza 61 decadrebbe automaticamente
Una soluzione questa, che sembra non piacere affatto ai tecnici comunali che si sono opposti affermando che l’unico intervento da fare, così come impone l’ordinanza 61, è la delocalizzazione.
A farne le spese come sempre i lavoratori, seriamente preoccupati per le sorti dello stabilimento. Se non si dovesse trovare un accordo da qui a Dicembre l’Eni abbandonerà il territorio e con esso le oltre 300 famiglie che ruotano attorno all’indotto.